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50 foto storiche in cui il passato sussurra al presente

Ci sono immagini che non smettono di parlare: sussurrano dettagli, scuotono ricordi, aprono finestre su epoche che sembrano lontanissime e su momenti che potremmo aver vissuto ieri. In questa galleria abbiamo raccolto fotografie storiche che sembrano dialogare tra loro. Non una lezione di storia, ma piuttosto una passeggiata visiva: si entra in punta di piedi, si osserva, si torna indietro, si rivede.

Scoprirete volti anonimi e altri famosi, gesti quotidiani e istanti che hanno cambiato il corso degli eventi. È un’occasione per mettere da parte la fretta: ogni scatto ha un ritmo tutto suo, un silenzio da ascoltare, un dettaglio che vi sfuggirà alla prima occhiata e vi sorprenderà alla seconda.

Lasciate che queste immagini vi accompagnino, e provate a cogliere ciò che resiste, ciò che cambia e ciò che torna.

#1 Sacco e Vanzetti: il sacrificio dell’ingiustizia

Il 23 agosto 1927 Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due immigrati italiani negli Stati Uniti, furono giustiziati sulla sedia elettrica con l’accusa di omicidio. A nulla servì la confessione del vero colpevole, che avrebbe dovuto scagionarli: la condanna era ormai decisa.
Il loro processo, segnato da pregiudizi politici e xenofobia, divenne un simbolo della repressione verso gli stranieri e gli anarchici nell’America del primo dopoguerra.
Emozionanti e profetiche le parole pronunciate da Vanzetti poco prima della sentenza definitiva:

“Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste creature ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano [...] se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già.”

La fotografia che li ritrae resta una testimonianza potente dell’ingiustizia subita e del coraggio con cui affrontarono la morte.

Punteggio finale: 30 punti

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    #2 Il bambino di Nagasaki: dignità nel dolore

    Joe O’Donnell, fotografo e giornalista della United States Information Agency, fu inviato in Giappone per documentare le conseguenze delle bombe atomiche nei mesi successivi al loro lancio. Tra le sue immagini più toccanti vi è quella di un bambino di circa dieci anni che porta sulle spalle il corpo senza vita del fratellino, in attesa davanti al forno crematorio.
    O’Donnell raccontò che aveva visto molti bambini in situazioni simili, ma questo giovane gli rimase impresso per la sua compostezza e determinazione. Scalzo, con gli abiti logori e lo sguardo fermo, sembrava compiere un dovere preciso, come un piccolo soldato.
    Rimase immobile per dieci minuti, mentre un uomo addetto alla cremazione prendeva in consegna il fratello. Poi, senza una parola, il bambino si voltò e tornò a casa.
    Quello scatto, simbolo di dignità e silenziosa forza, continua a rappresentare lo spirito di un popolo capace di affrontare l’orrore con straordinaria umanità.

    Punteggio finale: 29 punti

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      #3 Angela, tre anni: la vittima più piccola della Strage di Bologna

      Questa fotografia ritrae Angela, la più giovane tra le 85 vittime della Strage di Bologna del 2 agosto 1980. La bambina aveva solamente tre anni. Insieme alla madre si trovava nelle immediate vicinanze dell'ingresso della stazione ferroviaria, proprio accanto alla valigia contenente l'ordigno esplosivo. La prossimità al punto di detonazione causò conseguenze così terribili che il recupero dei loro resti risultò quasi impossibile. Un'immagine che testimonia l'innocenza spezzata dalla violenza cieca del terrorismo fascista, ricordandoci il prezzo più alto pagato in uno dei giorni più bui della storia repubblicana italiana.

      Punteggio finale: 28 punti

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        #4 L’ultimo sorriso di Robin Williams

        Questa è l’ultima immagine conosciuta del grande Robin Williams, scattata il giorno prima della sua scomparsa, l’11 agosto 2014.
        Un volto sereno e gentile, che nascondeva però un profondo dolore interiore. La foto resta oggi come un ricordo toccante di un artista che ha saputo far ridere e commuovere milioni di persone in tutto il mondo.

        Punteggio finale: 27 punti

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          #5 Stessa reazione, specie diverse: il piccolo gorilla e il neonato umano sotto allo stetoscopio

          1999: due scatti fotografici di David Caird mettono a confronto le reazioni identiche di un cucciolo di gorilla e di un bambino umano al contatto con lo stetoscopio freddo durante una visita medica. Le espressioni sorprese e quasi infastidite dei due piccoli sottolineano quanto, nonostante le differenze biologiche, i primati condividano risposte emotive e comportamentali simili. Il giovane gorilla ritratto dovrebbe essere Yakini, attualmente ospite dello zoo di Melbourne. Un'immagine che evidenzia in modo toccante la vicinanza evolutiva tra le nostre specie.

          Punteggio finale: 24 punti

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            #6 Una tigre attiva la fototrappola mentre si rinfresca

            Parco nazionale di Bandhavgarh, India, 1997: oppressa dal calore soffocante della giungla, una tigre si immerge in una pozza d'acqua per trovare refrigerio. Senza saperlo, con i suoi movimenti l'animale fa scattare una camera automatica strategicamente posizionata dal fotografo Michael Nichols, producendo un sorprendente selfie felino. L'immagine documenta non solo un comportamento naturale della specie, ma rappresenta anche una preziosa testimonianza visiva di questi maestosi predatori, la cui sopravvivenza è gravemente minacciata dal rischio di estinzione.

            Punteggio finale: 23 punti

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              #7 L’abbraccio disperato dei genitori in attesa del mare

              Premio Pulitzer per la fotografia nel 1955, questo scatto di John Gaunt intitolato "Tragedy by the Sea" cattura un momento di strazio assoluto. Due figure si stringono l'una all'altra mentre dietro di loro le onde si infrangono con violenza. Il fotografo immortalò la scena d'impulso, percependo l'intensità emotiva senza conoscerne il contesto: solo successivamente apprese la tragedia che aveva documentato. La coppia ritratta aveva appena perso il figlio di diciannove mesi, trascinato via da una risacca improvvisa mentre giocava sulla riva. Ogni tentativo di salvarlo era stato vano. I due genitori ora aspettavano che il mare restituisse il corpicino del bambino. Un'immagine che comunica un dolore universale attraverso un abbraccio, mentre il fragore delle onde sembra echeggiare la loro disperazione.

              Punteggio finale: 23 punti

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                #8 La forza di un bambino iracheno

                Scattata nel 2005 dalla fotografa Deanne Fitzmaurice, questa immagine — vincitrice del Premio Pulitzer di quello stesso anno — racconta la straordinaria forza d’animo di un bambino iracheno sopravvissuto a un’esplosione.
                Fa parte di una serie di scatti che documentano il suo lungo percorso di riabilitazione, tra dolore, speranza e resilienza.
                Più che una testimonianza di guerra, la fotografia è un inno al coraggio e alla capacità di rinascere anche dopo l’orrore.

                Punteggio finale: 23 punti

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                  #9 Il volto della tragedia di Nagasaki

                  Il 9 agosto 1945, alle 11:02 del mattino, la bomba atomica “Fat Man” venne sganciata sulla città giapponese di Nagasaki, esplodendo a circa 470 metri di altezza. L’esplosione uccise immediatamente circa 40.000 persone e segnò uno dei momenti più drammatici della storia umana.
                  Per documentare l’orrore e le conseguenze di quell’arma devastante, il fotografo svedese Christer Strömholm realizzò una serie di immagini sulle vittime del bombardamento di Hiroshima. Tra queste, una fotografia divenne iconica: il ritratto di una ragazzina giapponese, resa cieca e sfigurata dallo scoppio, simbolo universale della sofferenza innocente causata dalla guerra atomica.

                  Punteggio finale: 22 punti

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                    #10 Le Torri Gemelle, l’ultima notte

                    Questa fotografia, scattata da un turista canadese il 10 settembre 2001, mostra le Torri Gemelle illuminate contro il cielo di New York, ignare del destino che le attendeva poche ore dopo.
                    È l’ultima immagine che le ritrae intatte, simbolo di una città e di un’epoca che, dal giorno successivo, non sarebbero mai più state le stesse.

                    Punteggio finale: 22 punti

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                      #11 Via D’Amelio, 19 luglio 1992: il giorno in cui lo Stato perse Paolo Borsellino

                      19 luglio 1992, Palermo. Paolo Borsellino, magistrato che nei mesi precedenti aveva pubblicamente denunciato l'abbandono istituzionale della magistratura e la tiepida risposta politica al crimine organizzato, si reca a casa della madre in via D'Amelio dopo pranzo, scortato dai suoi agenti. Si era definito profeticamente un "condannato a morte". Alle 16:58, una Fiat 126 carica di esplosivo parcheggiata sotto l'abitazione esplode al suo arrivo, uccidendolo insieme a cinque membri della scorta: Emanuela Loi (prima agente donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Solo Antonino Vullo si salva, impegnato a parcheggiare un veicolo al momento della deflagrazione. Il 24 luglio, circa diecimila persone partecipano alle esequie private volute dalla famiglia – la vedova Agnese rifiuta i funerali di Stato, accusando le istituzioni di non aver protetto il marito. Durante i funerali degli agenti, l'arrivo delle autorità – incluso il neo-eletto Presidente Scalfaro – scatena la rabbia popolare: una folla di manifestanti sfonda il cordone dei 4000 poliziotti gridando "FUORI LA MAFIA DALLO STATO". Antonino Caponnetto rivelerà successivamente un dettaglio agghiacciante: Borsellino aveva richiesto venti giorni prima della strage la rimozione dei veicoli davanti alla casa materna, richiesta rimasta senza risposta. "Ancora oggi" dirà Caponnetto "aspetto di sapere chi fosse il responsabile della sicurezza di Paolo e quali conseguenze abbia subito".

                      Punteggio finale: 21 punti

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                        #12 La centenaria di Degh e il suo fucile

                        Nel 1990, nel villaggio di Degh, vicino a Goris, nel sud dell’Armenia, una donna di 106 anni posa seduta davanti alla sua casa, stringendo un fucile per proteggerla.
                        L’immagine, potente e simbolica, fu scattata dal fotografo Armineh Johannes, che immortalò in lei la forza e la dignità di un popolo segnato dalle difficoltà ma fermamente legato alla propria terra.

                        Punteggio finale: 21 punti

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                          #13 L’agguato a Carlo Alberto Dalla Chiesa: il giorno in cui morì la speranza

                          3 settembre 1982. A Palermo viene assassinato il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo, in un agguato mafioso che sconvolse l’Italia intera.
                          Durante i funerali, una folla immensa si riversò per le strade in segno di dolore e rabbia. Le autorità politiche presenti furono contestate con forza: molti cittadini accusavano lo Stato di aver abbandonato il generale nella sua lotta contro Cosa Nostra. Volarono monetine, insulti e momenti di grande tensione.
                          La figlia Rita Dalla Chiesa fece rimuovere le corone di fiori inviate dalla Regione Siciliana, volendo sul feretro solo il tricolore, la sciabola e il berretto del padre, simboli di onore e dedizione.
                          La frase apparsa su un muro di Palermo, “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”, divenne il grido di dolore di un’intera nazione.

                          Punteggio finale: 21 punti

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                            #14 24 ore prima dell’addio: l’ultimo ritratto di famiglia di Chester Bennington

                            Questo selfie, scattato dalla moglie di Chester Bennington, immortala il frontman dei Linkin Park circondato dai suoi cari appena un giorno prima della sua tragica morte, avvenuta il 20 luglio 2017. L'immagine mostra un momento apparentemente sereno di vita domestica, rendendo ancora più stridente il contrasto con quanto sarebbe accaduto poche ore dopo. Una testimonianza dolorosa di come la depressione operi nell'ombra, mascherandosi anche nei momenti di apparente normalità, restando un nemico silenzioso e spesso impercettibile dall'esterno.

                            Punteggio finale: 20 punti

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                              #15 La dignità istituzionale anche sotto l’ombrellone: Aldo Moro e il suo codice d’abbigliamento

                              Terracina, 1961: mentre i bagnanti si godevano il sole in costume da bagno, lo statista Aldo Moro si distingueva per un abbigliamento decisamente fuori dagli schemi balneari. La figlia Agnese ricorda un aneddoto significativo: interrogato sul perché mantenesse la giacca anche in spiaggia, il padre le spiegava che il suo ruolo di rappresentante degli italiani richiedeva un'immagine sempre decorosa e appropriata, in qualsiasi circostanza. Un dettaglio che rivela molto del suo carattere: il profondo attaccamento all'Italia, tanto che commentava con perplessità chi sceglieva mete estere per le vacanze, convinto che il Bel Paese offrisse già ogni bellezza necessaria.

                              Punteggio finale: 19 punti

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                                #16 Il sonnellino che svelò un segreto: Lady Diana al Victoria and Albert Museum

                                Serata di gala al Victoria and Albert Museum, 4 novembre 1981. Lady Diana, appena ventenne, catalizza l'attenzione con la sua raffinata eleganza, ma durante l'evento accade qualcosa di inaspettato: la giovane principessa si addormenta pubblicamente, violando involontariamente l'etichetta di corte. Dietro quel momento di stanchezza si celava un segreto che sarebbe stato rivelato solo il giorno seguente: Diana era in attesa del suo primogenito, il futuro principe William. L'annuncio ufficiale di Buckingham Palace avrebbe presto spiegato al mondo intero la ragione di quel colpo di sonno che aveva sorpreso i presenti alla serata londinese.

                                Punteggio finale: 19 punti

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                                  #17 La fragilità dietro le quinte: Kurt Cobain nell’obiettivo di Ian Tilton

                                  Annoverata tra gli scatti rock più iconici della storia, questa fotografia di Ian Tilton cattura l'essenza tormentata di Kurt Cobain in un momento di cruda intimità. Siamo al 22 settembre 1990, durante delle prove: dopo aver fracassato violentemente la chitarra contro un amplificatore, il frontman dei Nirvana si rifugia nel backstage dove dà sfogo a un turbine di sentimenti – furia, smarrimento, sofferenza. Il fotografo riesce a cristallizzare quella fragilità nuda e imperfetta, documentando non la star ma l'essere umano vulnerabile, restituendo un ritratto di straordinaria autenticità artistica.

                                  Punteggio finale: 19 punti

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                                    #18 Quando Niki Lauda sfidò la morte tra le fiamme

                                    Nurburgring, 1° agosto 1976, Gran Premio di Germania: Niki Lauda giace sull'erba bagnata ai margini della pista dopo essere stato estratto dalla sua Ferrari avvolta dalle fiamme. Pochi istanti prima, mentre tentava una manovra di sorpasso alla curva Bergwerk, ha perso il controllo del veicolo – probabilmente per il cedimento di una sospensione – schiantandosi contro le barriere rocciose. L'impatto violentissimo gli ha sfilato il casco, esponendo il suo volto alle lingue di fuoco scaturite dai serbatoi squarciati. Il relitto viene persino colpito dall'auto di Harald Ertl, che però si ferma immediatamente per prestare soccorso insieme a Guy Edwards, Brett Lunger e soprattutto Arturo Merzario. Quest'ultimo, pur nutrendo verso Lauda sentimenti di forte antipatia, non esita un secondo: abbandona la sua monoposto e si tuffa tra le fiamme per liberare il rivale, slacciandone le cinture di sicurezza. Con l'aiuto degli altri, adagia l'austriaco sul prato e tenta persino una rianimazione bocca a bocca. Le ustioni, concentrate prevalentemente sul volto, sono devastanti. Prima di essere caricato sull'elicottero, in un momento di lucidità, Lauda mormora a Daniele Audetto, team manager Ferrari: "Nella mia vettura c'è una valigetta con documenti personali e testamento. Recuperala e occupatene". All'ospedale di Mannheim, i medici non gli danno scampo dopo l'intervento: riceve l'estrema unzione per due volte. Eppure il campione sopravvivrà contro ogni pronostico. Nonostante le cicatrici permanenti, tornerà alle competizioni conquistando altri due titoli mondiali: nel 1977 con la Ferrari e nel 1984 con la McLaren.

                                    Punteggio finale: 19 punti

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                                      #19 L’impronta del kimono: la ferita di Hiroshima

                                      Agosto 1945. In questa fotografia, una sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima mostra le ustioni provocate dall’esplosione. Sul suo corpo sono visibili i segni del motivo del kimono che indossava al momento della deflagrazione: la luce accecante e il calore estremo della bomba hanno impresso il disegno del tessuto sulla pelle, trasformandolo in una dolorosa e permanente testimonianza della tragedia nucleare.

                                      Punteggio finale: 18 punti

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                                        #20 Il sosia che pedalava per Troisi: la commovente storia di Gerardo Ferrara

                                        Gerardo Ferrara, professore di ginnastica salernitano originario di Sapri, possedeva una somiglianza straordinaria con Massimo Troisi. Nell'autunno 1993, l'attore napoletano – già gravemente provato da problemi cardiaci – scelse coraggiosamente di rimandare un intervento salvavita per completare le riprese de "Il Postino", destinato a diventare il suo testamento cinematografico. In quelle circostanze venne coinvolto Gerardo come controfigura per le sequenze fisicamente più impegnative. È lui che vediamo pedalare sotto il sole delle isole eolie, fermarsi a contemplare tramonti panoramici con la bicicletta accanto. Proprio durante quelle riprese, la consorte di Gerardo gli comunicò di aspettare un figlio: Troisi accolse la notizia con gioia sincera, informandosi costantemente su quella nuova vita in arrivo. Il 3 giugno 1994 si girò l'ultima scena. Le parole d'addio dell'attore al cast furono: "Vi amo tutti, non dimenticatevi di me". Ventiquattr'ore dopo, a soli 41 anni, il suo cuore si fermò durante il sonno. A Gerardo, ormai diventato amico fraterno, lasciò scritto: "Per la pazienza e l'abnegazione con le quali ha reso più piacevole e meno faticoso il mio lavoro". Quando nacque il bambino, i genitori – ancora scossi dalla perdita – decisero di chiamarlo Massimo, in onore dell'indimenticabile artista.

                                        Punteggio finale: 17 punti

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                                          #21 Il concerto dei Pink Floyd che sommerse Venezia: spettacolo epico e 300 tonnellate di rifiuti

                                          15 luglio 1989: i Pink Floyd regalano alla Serenissima una performance destinata a entrare nella leggenda della musica dal vivo. Il palco galleggiante allestito nelle acque lagunari di fronte a Piazza San Marco attira una marea umana impressionante – oltre 200.000 persone – che invade la piazza, popola ogni imbarcazione disponibile e si affaccia da palazzi e rive. L'accesso gratuito all'evento ha però un rovescio della medaglia drammatico: all'alba del giorno successivo, Venezia si ritrova sepolta sotto trecento tonnellate di immondizia da smaltire. Un evento di tale portata e impatto – artistico ma anche ambientale – difficilmente potrà ripetersi nella città lagunare.

                                          Punteggio finale: 17 punti

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                                            #22 Dima, il cucciolo di mammut emerso dal ghiaccio dopo 40.000 anni

                                            Siberia, 1977: due uomini trasportano i resti straordinariamente integri di un giovane mammut riportato alla luce per caso da un escavatore durante lavori minerari nel permafrost. Il piccolo, battezzato "Dima" in riferimento a un corso d'acqua della zona, aveva tra i 6 e gli 8 mesi quando morì, circa 40.000 anni or sono. L'eccezionale stato di conservazione ha permesso agli studiosi di rinvenire persino residui di latte nel suo apparato digerente, testimonianza toccante del legame ancora presente con la madre al momento della sua scomparsa. Un ritrovamento paleontologico di inestimabile valore scientifico.

                                            Punteggio finale: 16 punti

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                                              #23 La foto clandestina di Stalin durante l’invasione nazista

                                              Cremlino, agosto 1941: uno scatto non autorizzato immortala Iosif Stalin nel momento in cui riceve la notizia dell'avanzata delle truppe tedesche verso Kiev. La fotografia, opera del caporedattore della Komsomol'skaya Pravda – importante testata a diffusione nazionale sovietica – cattura un'immagine inedita del dittatore: la sua postura rivela abbattimento e sgomento, emozioni rarissime da vedere associate al leader dell'URSS. L'immagine avrebbe dovuto essere distrutta su ordine superiore, poiché giudicata lesiva dell'immagine di forza e controllo che Stalin doveva incarnare. Il fotografo, però, contravvenne coraggiosamente alla direttiva, preservando questo documento storico che mostra l'umanità vulnerabile dietro la maschera del potere assoluto.

                                              Punteggio finale: 16 punti

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                                                #24 Reinhold Messner sul tetto del Nanga Parbat

                                                Il 9 agosto 1978 Reinhold Messner fece uno degli autoscatti più iconici della storia dell’alpinismo, immortalando se stesso sulla vetta del Nanga Parbat, a 8.125 metri di altitudine. Era la sua seconda volta su quella montagna: otto anni prima, durante la discesa dalla prima ascensione invernale, aveva perso il fratello Günther, con cui aveva aperto una nuova via sul versante Rupal.

                                                La carriera di Messner è costellata di imprese leggendarie. A soli 23 anni salì in solitaria Le Droites in appena sette ore, una parete che fino ad allora richiedeva giorni di arrampicata artificiale. Fu il primo alpinista a conquistare tutti i 14 "ottomila" della Terra e a scalare l’Everest senza ossigeno, aprendo una nuova era per l’alpinismo.

                                                Fedele al cosiddetto “stile alpino”, rinunciò a corde fisse e campi preinstallati, affrontando le montagne con leggerezza e coraggio, spesso da solo. Non pago delle vette, attraversò poi l’Antartide, la Groenlandia e il deserto del Gobi senza l’ausilio di mezzi a motore.
                                                Considerato da molti il più grande alpinista del XX secolo, Messner rimane un simbolo di libertà e sfida ai limiti umani.

                                                Punteggio finale: 16 punti

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                                                  #25 Lo sguardo della resistenza curda

                                                  Agosto 1992. In un tribunale turco, una donna curda viene processata con l’accusa di terrorismo e di appartenenza al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), movimento che lotta per l’indipendenza del Kurdistan nel sud-est della Turchia.
                                                  Giudicata colpevole, fu condannata a dodici anni e mezzo di carcere.
                                                  Il fotografo Ed Kashi, autore dello scatto, descrisse il suo ritratto come “il simbolo della delusione, dell’orgoglio e della rabbia del popolo curdo, privato della libertà”. Un’immagine che racchiude in un solo sguardo la dignità e la sofferenza di un intero popolo in cerca di riconoscimento.

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                                                    #26 Claudia Cardinale, la leggerezza di Roma

                                                    Scattata a Roma nel 1959, questa splendida fotografia ritrae una giovane Claudia Cardinale di appena ventun anni, colta in un momento di spontanea libertà su un tetto della capitale. L’immagine, scelta come manifesto ufficiale del 70º Festival di Cannes nel 2017, è diventata un’icona senza tempo.
                                                    Con i capelli mossi dal vento, i piedi nudi e un sorriso luminoso, la Cardinale sembra danzare in equilibrio tra la leggerezza della giovinezza e la maestosità eterna di Roma.
                                                    Riguardando quello scatto, l’attrice ha raccontato di ricordare “da dove tutto è cominciato”, quando ancora non immaginava che, da quei tetti assolati, sarebbe arrivata a calcare i palcoscenici più prestigiosi del mondo.

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                                                      #27 Quando Camilleri incontrò Robert Capa tra le rovine di guerra siciliane

                                                      Luglio 1943, Sicilia: in pieno sbarco alleato, il giovane Andrea Camilleri ottiene dal comando statunitense l'autorizzazione a raggiungere Porto Empedocle per avere notizie del padre, di cui non sa nulla da due settimane. Dopo molti chilometri in bicicletta e il sollievo di trovarlo in salute, nel viaggio di ritorno verso Serradifalco decide di verificare le condizioni della Valle dei Templi, luogo a lui particolarmente caro. Con suo stupore, i monumenti sono ancora intatti. Presso il Tempio della Concordia nota un soldato americano intento a scattare ossessivamente fotografie da ogni prospettiva possibile, mai soddisfatto degli scatti. Improvvisamente, un fragore assordante: due velivoli – uno tedesco e uno statunitense – ingaggiano un combattimento aereo a bassa quota. Entrambi si gettano istintivamente a terra; il fotografo, però, continua a scattare freneticamente come se la sua macchina fotografica fosse un'arma automatica. Terminato lo scontro, l'uomo annota il proprio nome su un pezzo di carta e lo consegna a Camilleri, che in quel momento non ne riconosce l'identità. Solo successivamente lo scrittore scoprirà chi fosse quell'individuo: Robert Capa, leggendario fotoreporter di guerra.

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                                                        #28 Puglia, 1978: i colori senza tempo di Franco Fontana

                                                        A prima vista, questa fotografia potrebbe sembrare l’immagine di un moderno blog di viaggi, grazie ai suoi colori brillanti e alla composizione minimalista. In realtà, fu scattata nel 1978 in Puglia dal fotografo Franco Fontana, maestro nel trasformare paesaggi reali in opere quasi astratte.
                                                        Con il suo uso audace del colore e delle geometrie, Fontana seppe catturare l’essenza luminosa dell’Italia meridionale, creando scatti che ancora oggi sorprendono per modernità e armonia visiva.

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                                                          #29 Il Louvre in fuga: salvare l’arte dalla guerra

                                                          Settembre 1939. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, il Museo del Louvre avvia una delle più grandi operazioni di salvataggio artistico della storia. Oltre 3.600 dipinti, insieme a sculture — tra cui la celebre Nike di Samotracia, ritratta in questa foto — e numerosi altri capolavori vengono accuratamente imballati e trasferiti in luoghi sicuri della campagna francese.
                                                          In 37 convogli, mentre i parigini fuggono dal conflitto, anche il patrimonio culturale della nazione lascia la capitale per essere protetto dalle razzie.
                                                          Nonostante l’occupazione tedesca, le autorità naziste insistettero affinché il Louvre riaprisse nel settembre del 1940. Le sue sale, però, apparivano spoglie e silenziose: i muri nudi raccontavano meglio di qualsiasi parola l’assenza di un tesoro in fuga dalla guerra.

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                                                            #30 Roma al buio: il grande blackout del 2003

                                                            La notte del 28 settembre 2003 l’Italia fu avvolta nell’oscurità a causa del più grande blackout della sua storia. Per circa dodici ore il Paese rimase senza corrente: si fermarono treni e aerei, i semafori si spensero, gli ascensori si bloccarono. Nonostante i disagi, l’emergenza si concluse senza gravi conseguenze.
                                                            La suggestiva fotografia di Roma immersa nel buio, scattata da Franco Origlia, divenne l’immagine simbolo di quella notte surreale, quando persino la Città Eterna sembrò trattenere il respiro.

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                                                              #31 Joe DiMaggio e l’ultimo saluto a Marilyn Monroe

                                                              Il 4 agosto 1962, a soli 36 anni, Marilyn Monroe venne trovata senza vita nella sua casa di Los Angeles, in circostanze mai del tutto chiarite. L’ex marito Joe DiMaggio si occupò personalmente del funerale, una cerimonia intima a cui presero parte soltanto 31 persone.
                                                              Per anni, DiMaggio rese omaggio alla memoria di Marilyn portando ogni settimana un mazzo di rose rosse sulla sua tomba. Dal 1982, le fece consegnare solo nel giorno del compleanno dell’attrice. Diversamente, lo scrittore Robert Slatzer scelse di deporre per tutta la vita delle rose bianche.
                                                              Nella foto, DiMaggio appare al funerale mentre asciuga le lacrime per la donna che aveva tanto amato.

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                                                                #32 Demi Moore e la copertina che fece la storia

                                                                Nel 1991, la fotografa Annie Leibovitz immortalò una Demi Moore incinta di sette mesi in un celebre scatto destinato a cambiare per sempre l’immagine della maternità nei media. L’attrice, ritratta senza veli per la copertina di Vanity Fair, appariva radiosa e fiera, trasformando il pancione in un simbolo di bellezza e forza femminile.
                                                                Lo scatto, all’epoca considerato audace e provocatorio, suscitò un acceso dibattito: alcune edicole si rifiutarono di esporre la rivista, altre la coprirono o la definirono pornografica. Oggi, quella foto è ricordata come una pietra miliare nella rappresentazione del corpo femminile e della maternità.

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                                                                  #33 Il bacio tra Brežnev e Honecker: simbolo di un’epoca

                                                                  Nel 1979, durante i festeggiamenti per il 30º anniversario della Repubblica Democratica Tedesca, il leader sovietico Leonid Brežnev e il presidente della Germania Est Erich Honecker si scambiarono un bacio sulle labbra, secondo la tradizione russa del “bacio fraterno socialista”.
                                                                  L’immagine, catturata dal fotografo Régis Bossu, divenne una delle fotografie più iconiche del Novecento: un gesto di alleanza politica e al tempo stesso un potente simbolo delle contraddizioni dell’epoca della Guerra Fredda.

                                                                  Punteggio finale: 14 punti

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                                                                    #34 “Girls in the Windows”: l’arte di Ormond Gigli prima della demolizione

                                                                    Nel 1960, il fotografo Ormond Gigli realizzò una delle immagini più eleganti e suggestive del secolo scorso. Riunì 43 donne, vestite con abiti raffinati e dai colori vivaci, e le fece posare affacciate a 41 finestre sulla facciata di un edificio newyorkese destinato alla demolizione, proprio di fronte al suo studio sulla East 58th Street, a Manhattan.
                                                                    Desideroso di immortalare la bellezza architettonica del quartiere prima che sparisse per sempre, Gigli organizzò lo scatto con l’aiuto di volontarie — tra cui sua moglie e la moglie del responsabile della demolizione — poiché non disponeva dei fondi per pagarle.
                                                                    Il risultato fu straordinario: una fotografia dal perfetto equilibrio visivo, dove colori, linee e figure creano un insieme armonioso che invita lo spettatore a soffermarsi sui dettagli, scoprendo in ogni finestra una piccola storia diversa.

                                                                    Punteggio finale: 14 punti

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                                                                      Punteggio finale: 14 punti

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                                                                        #36 Il tributo del ragazzo punk a Lady Diana

                                                                        Il 6 settembre 1997 si tennero a Londra i funerali di Lady Diana Spencer. Oltre un milione di persone riempirono le strade della capitale, lanciando fiori al passaggio del corteo funebre in un silenzioso e commosso addio.
                                                                        La morte della principessa del Galles scosse profondamente l’opinione pubblica mondiale, generando un’ondata di affetto che superò ogni confine sociale.
                                                                        In questa immagine, scattata dal fotografo Thomas Coex, un ragazzo punk depone il suo tributo davanti a St. James’s Palace. Un gesto semplice ma potentissimo, che divenne simbolo di come Lady Diana fosse riuscita a toccare il cuore di persone di ogni estrazione e cultura.

                                                                        Punteggio finale: 14 punti

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                                                                          Alle 9:58 dell’11 settembre 2001, la Torre Sud del World Trade Center collassa su se stessa. In questa fotografia, il reporter Patrick Witty cattura le espressioni attonite e disperate dei passanti, testimoni di un evento che il mondo non avrebbe mai dimenticato.
                                                                          L’immagine, più che documentare la tragedia, racconta lo shock collettivo di un’umanità improvvisamente consapevole della propria fragilità.

                                                                          Punteggio finale: 14 punti

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                                                                            Presentato al pubblico il 5 luglio 1946, il bikini provocò immediatamente uno scandalo sociale di portata internazionale. L'accettazione di questo rivoluzionario capo da bagno richiese un lungo percorso: durante gli anni Cinquanta, numerosi paesi ne proibirono l'utilizzo sulle proprie coste, dall'Italia alla penisola iberica, dalle spiagge atlantiche francesi fino ad alcuni stati degli USA. Questa fotografia documenta le conseguenze di tale divieto: siamo a Rimini nel 1957, e una bagnante riceve una sanzione amministrativa per aver osato indossare il controverso costume a due pezzi, considerato all'epoca oltremodo scandaloso per la morale pubblica.

                                                                            Punteggio finale: 13 punti

                                                                            Lascia un commento

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                                                                              Punteggio finale: 13 punti

                                                                              Lascia un commento

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                                                                                Milano, 24 giugno 1965: il Velodromo Vigorelli ospita una doppia esibizione dei Beatles, con 7.000 spettatori al pomeriggio e 20.000 alla sera. I Fab Four si trovano in Italia per una brevissima tournée di appena tre tappe – oltre al capoluogo lombardo, toccheranno Genova e la capitale – in un paese dove il fenomeno della Beatlemania non si è ancora pienamente manifestato. Dettaglio clamoroso: la televisione di Stato decise deliberatamente di ignorare l'evento, convinta che il quartetto di Liverpool fosse un fenomeno passeggero destinato all'oblio nel giro di pochi mesi. Una valutazione che la storia avrebbe clamorosamente smentito.

                                                                                Punteggio finale: 13 punti

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                                                                                  Meryl Streep si lascia andare in una divertente sessione di karaoke insieme ad alcuni compagni di set. Osservando attentamente gli altri protagonisti della fotografia – Colin Firth e Stellan Skarsgård – non è difficile indovinare di quale produzione cinematografica si tratti. L'atmosfera informale e gioiosa cattura un momento di spensieratezza fuori dal set, mostrando il lato più spontaneo e giocoso della celebre attrice americana in compagnia dei suoi partner cinematografici. Un'immagine che testimonia la complicità e l'affiatamento del cast durante le riprese.

                                                                                  Punteggio finale: 13 punti

                                                                                  Lascia un commento

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                                                                                    28 settembre 1991. In Unione Sovietica si tiene il primo — e unico — grande concerto rock della sua storia. Sul palco si alternano leggende come AC/DC, Pantera e Metallica davanti a un pubblico immenso: un milione e mezzo di persone.
                                                                                    Quella giornata non fu solo un evento musicale, ma un simbolo di libertà. Dopo quasi settant’anni di isolamento, le chitarre elettriche e l’energia del rock segnarono la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova stagione di apertura verso il mondo.

                                                                                    Punteggio finale: 13 punti

                                                                                    Lascia un commento

                                                                                      #43 L’ultimo volo di Robert Overacker: il fatale errore alle cascate del Niagara

                                                                                      1º ottobre 1995: questa fotografia cattura Robert Overacker, 39 anni, negli ultimi attimi prima della tragedia alle Horseshoe Falls. Lo stuntman aveva progettato una discesa spettacolare dalle cascate del Niagara utilizzando una moto d'acqua, con l'intenzione di aprire un paracadute durante il salto per atterrare in sicurezza. Partito dalla sponda canadese del fiume, azionò regolarmente il meccanismo di rilascio, ma un errore fatale nell'allestimento dell'equipaggiamento causò il distacco immediato del paracadute dal suo corpo. Inconsapevole del difetto, precipitò nel vuoto sotto lo sguardo impotente del fratellastro e di un amico che assistevano alla performance. Un'immagine che documenta il confine sottile tra coraggio estremo e tragedia.

                                                                                      Punteggio finale: 12 punti

                                                                                      Lascia un commento

                                                                                        #44 Grace Jones secondo Jean-Paul Goude: la geometria del carisma

                                                                                        Scattata nel 1981, questa immagine è una delle opere più iconiche di Jean-Paul Goude, una perfetta fusione tra arte, moda e provocazione. Grace Jones, avvolta soltanto in una giacca maschile firmata Armani, posa con il suo inconfondibile taglio flat-top e una sigaretta spenta tra le labbra.
                                                                                        L’intera composizione è costruita su linee nette, angoli precisi e contrasti decisi, elementi che trasformano il ritratto in un manifesto di stile e identità.
                                                                                        Più che una semplice fotografia, è una dichiarazione visiva di libertà e potere, con cui Grace Jones consacra la propria immagine a simbolo di forza, eleganza e ambiguità.

                                                                                        Punteggio finale: 12 punti

                                                                                        Lascia un commento

                                                                                          #45 La furia di Paul Simonon: nascita di “London Calling”

                                                                                          21 settembre 1979, New York. Durante il concerto dei Clash al Palladium, il bassista Paul Simonon, frustrato dalla performance della band e dall’atmosfera della serata, scaricò tutta la sua rabbia sullo strumento, spaccando il basso sul palco.
                                                                                          Pennie Smith, fotografa al seguito del gruppo, colse l’attimo con uno scatto istintivo, immortalando un gesto che sarebbe diventato leggenda. Nonostante la foto fosse leggermente fuori fuoco, la band la scelse come copertina del suo terzo album, London Calling.
                                                                                          Quell’immagine, grezza e carica di energia, divenne uno dei simboli più potenti della storia del rock: un’esplosione di ribellione, passione e autenticità.

                                                                                          Punteggio finale: 12 punti

                                                                                          Lascia un commento

                                                                                            #46 Sotto la pioggia: il colpo d’occhio di Stanislav Tereba

                                                                                            1º aprile 1958. Durante una partita di calcio tra lo Sparta Praha e il Cervená Hvezda Bratislava, un giovane fotografo di appena vent’anni, Stanislav Tereba, decide di sfidare la pioggia battente.
                                                                                            Mentre i colleghi cercano riparo sotto le tettoie, lui resta sotto l’acqua, convinto che da lì nascerà lo scatto giusto. E aveva ragione: quella fotografia, intensa e perfettamente composta nonostante le difficoltà tecniche dell’epoca, gli valse il primo premio al World Press Photo di quell’anno.
                                                                                            Fu l’immagine che rivelò al mondo il talento di un reporter capace di cogliere la poesia nascosta anche nei momenti più imprevedibili.

                                                                                            Punteggio finale: 12 punti

                                                                                            Lascia un commento

                                                                                              #47 Il volto tumefatto dell’attentatore di Sarajevo: Gavrilo Princip dopo l’assassinio dell’Arciduca

                                                                                              Questa fotografia cattura il volto di Gavrilo Princip poco dopo l'attentato che avrebbe cambiato il corso della storia mondiale. L'immagine mostra un giovane di soli 19 anni con evidenti segni di violenza: tumefazioni e lividi sono il risultato del linciaggio subito dalla folla immediatamente dopo aver sparato all'Arciduca Francesco Ferdinando, evento che innescò la Prima Guerra Mondiale. Il ragazzo aveva tentato senza successo di togliersi la vita ingerendo cianuro. Per una questione anagrafica – essendo minorenne secondo le leggi austro-ungariche – sfuggì alla pena capitale e fu condannato a vent'anni di reclusione. La sua prigionia nel carcere di Terezín durò solamente quattro anni: le condizioni disumane della detenzione accelerarono la sua fine, che arrivò per tubercolosi il 28 aprile 1918, quando aveva appena 23 anni.

                                                                                              Punteggio finale: 11 punti

                                                                                              Lascia un commento

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                                                                                                Nel 1967, durante la trasmissione Sabato Sera, quattro icone della televisione italiana posano insieme: Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora. Quattro volti che hanno scritto la storia del piccolo schermo, portando nelle case degli italiani intrattenimento, professionalità e carisma.
                                                                                                Con la scomparsa di Pippo Baudo, si chiude simbolicamente un’epoca irripetibile della televisione, fatta di eleganza, spontaneità e grande talento.

                                                                                                Punteggio finale: 11 punti

                                                                                                Lascia un commento

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                                                                                                  31 agosto 1997. In questa fotografia, Lady Diana e Dodi Fayed siedono sul sedile posteriore di una Mercedes-Benz, cercando di sfuggire ai paparazzi che li inseguono per uno scatto esclusivo. Davanti a loro, la guardia del corpo Trevor Rees-Jones — l’unico sopravvissuto grazie alla cintura di sicurezza — e l’autista Henri Paul.
                                                                                                  L’immagine, realizzata dal fotografo Jacques Langevin, è una delle ultime testimonianze della principessa del Galles in vita. Pochi istanti dopo, l’auto si schiantò nel tunnel dell’Alma a Parigi, ponendo fine a una delle storie più seguite e drammatiche del Novecento.

                                                                                                  Punteggio finale: 10 punti

                                                                                                  Lascia un commento

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                                                                                                    7 settembre 1996, ore 22:55. Questa è l’ultima fotografia conosciuta di Tupac Shakur, scattata mentre il rapper si trova in auto con Suge Knight, fermo a un semaforo di Las Vegas.
                                                                                                    Poco dopo, alle 23:15, una Cadillac bianca si affianca alla loro vettura: dal finestrino partono 12 colpi di pistola, quattro dei quali colpiscono Tupac, uno al torace, ferendolo gravemente al polmone destro.
                                                                                                    Dopo sei giorni di lotta tra la vita e la morte, il 13 settembre 1996, Tupac si spegne a soli 25 anni.
                                                                                                    La sua morte segna la fine di una delle figure più carismatiche e controverse della musica rap, lasciando dietro di sé un’eredità artistica e culturale ancora oggi viva.

                                                                                                    Punteggio finale: 9 punti

                                                                                                    Lascia un commento

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                                                                                                      Mi Piace

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                                                                                                      Tocca a te, lascia un commento!

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