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Le 36 migliori foto di animali selvatici del 2019 al Wildlife Photographer of the Year

I vincitori del concorso Wildlife Photographer of the Year 2019 sono stati annunciati ieri durante una cerimonia al Museo di Storia Naturale di Londra (Natural History Museum), che organizza e presenta il concorso internazionale.

Giunto alla sua 55a edizione, il Wildlife Photographer of the Year è la “vetrina” del museo e premia la migliore fotografia naturalistica del mondo. La competizione di quest’anno ha attirato oltre 48.000 fotografi professionisti e dilettanti, provenienti da 100 paesi.

La mostra al museo si apre il 18 ottobre e diventerà poi itinerante, girando per Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Spagna, Australia e Germania. Aperto i fotografi di tutte le età e di qualsiasi specializzazione, il concorso Wildlife Photographer of the Year del prossimo anno aprirà le iscrizioni il 21 ottobre 2019 e le stesse si chiuderanno il 12 dicembre 2019.

Date un’occhiata a queste incredibili immagini, troverete 3 italiani nella lista!

Altre info: nhm.ac.uk

1. “The Moment” di Yongqing Bao, Cina, Behaviour: Mammals, Primo Premio Assoluto

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Yongqing Bao

Questa marmotta himalayana non era da molto in letargo quando è stata sorpresa da una volpe tibetana mamma di tre cuccioli affamati. Dimostrando una reattività fulminea, Yongqing ha catturato l’attacco: il potere del predatore che mostra i suoi denti, il terrore della sua preda, l’intensità della vita e della morte scritte sui loro volti.

Essendo uno dei mammiferi che vivono sulle montagne più alte, la marmotta himalayana si affida alla sua folta pelliccia per sopravvivere al freddo estremo. Nel cuore dell’inverno, trascorre più di sei mesi in una tana molto profonda con il resto della sua colonia. Le marmotte di solito non tornano in superficie fino alla primavera, un’opportunità da non perdere per i predatori affamati.

2. “If Penguins Could Fly” di Eduardo Del Álamo, Spagna, Behaviour: Mammals, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Eduardo del Álamo

Un pinguino papua fugge per salvarsi mentre una foca leopardo salta dall’acqua. Eduardo se lo aspettava. Aveva notato il pinguino appoggiato su un pezzo di ghiaccio rotto e aveva visto la foca nuotare avanti e indietro. ‘Pochi istanti dopo, la foca è volata fuori dall’acqua, a bocca aperta’, ha raccontato.

Le foche leopardo sono formidabili predatori. I loro corpi sottili sono fatti per essere veloci e le loro ampie mascelle ospitano lunghi denti appuntiti. Cacciano quasi di tutto, variando la loro dieta in base alla disponibilità e al periodo dell’anno. I pinguini sono un pasto normale ma amano anche pesci, calamari e i cuccioli di altre specie di foche.

3. “Lucky Break” di Jason Bantle, Canada, Urban Wildlife, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019

Jason Bantle

Un procione fa capolino da un’auto abbandonata e si ferma ad osservare i paraggi, lasciando a Jason il tempo sufficiente per usare una lunga esposizione al crepuscolo. Il sedile posteriore era la tana ideale per il procione femmina e i suoi cinque cuccioli perché l’unico ingresso, un buco smussato nel vetro, era abbastanza grande per lei ma troppo piccolo per predatori come i coyote.

I procioni tendono a fare le tane negli alberi cavi o nelle fessure rocciose ma sono estremamente adattabili. Uscendo al crepuscolo, questa madre passerà la notte a cercare cibo per sé e per i suoi piccoli. I procioni sono opportunisti e mangiano di tutto, dalla frutta alle noci passando per i bidoni della spazzatura.

4. “Bee Line” di Frank Deschandol, Francia, Behaviour: Invertebrates, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Frank Deschandol

Le api ronzavano tra l’erba alta intorno al lago mentre calava la sera. Per la gioia di Frank, si stavano posizionando in piccole file lungo gli steli. Queste erano api solitarie, probabilmente maschi, che si radunavano per la notte in luoghi di riposo adeguati, mentre le femmine occupavano i nidi che avevano costruito nelle vicinanze.

Essendo a sangue freddo, le api traggono energia dal calore del sole e si riposano di notte e durante la stagione fredda. Tenendosi strette agli steli con le loro forti mandibole, piano piano si rilassano, i loro corpi si abbassano, le ali si poggiano e le antenne scendono, fino a quando non si addormentano, aspettando che arrivi la mattina.

5. “The Equal Match” di Ingo Arndt, Germania, Behaviour: Mammals, Co-Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Ingo Arndt

Il guanaco si gira, terrorizzato, e il suo ultimo boccone d’erba vola nel vento mentre un puma femmina lo attacca. Per Ingo, questo è il culmine di mesi di lavoro seguendo i puma selvatici a piedi, sopportando freddo estremo e venti pungenti. Dopo un’intensa lotta di quattro secondi, il guanaco è fuggito portando con sé la sua vita, lasciando il puma a digiuno.

Poiché sono abbondanti in Patagonia, i guanacos sono prede comuni dei puma. Questi grandi felini sono solitari e cacciano perseguitando pazientemente il bersaglio prima di attaccare. Le loro robuste zampe posteriori consentono loro di affrontare animali più grandi di loro ma possono anche nutrirsi di animali più piccoli, come roditori e uccelli.

6. “The Huddle” di Stefan Christmann, Germania, Wildlife Photographer Portfolio Award, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Stefan Christmann

Più di 5.000 pinguini imperatori maschi si rannicchiano sul ghiaccio, spalle al vento, testa in giù, scaldandosi a vicenda. “Era una giornata calma”, racconta Stefan, “ma quando mi sono tolto i guanti per mettere a fuoco l’obiettivo, ho sentito il vento come aghi sulle dita”. Gli inverni antartici sono feroci, con temperature inferiori a -40 gradi Celsius.

Mentre le femmine trascorrono due mesi in mare in cerca di cibo, i loro compagni si prendono cura delle uova. I pinguini che si trovano ai bordi dal gruppo, più esposto al freddo, si staccano regolarmente e si uniscono al gruppo più riparato, creando una rotazione costante. La sopravvivenza dipende dalla cooperazione

7. “The Architectural Army” di Daniel Kronauer, Germania/USA, Behaviour: Invertebrates, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019

Daniel Kronauer

Di giorno, questa colonia di formiche legionarie faceva irruzione nei dintorni, per lo più a caccia di altre specie di formiche. Al crepuscolo continuavano, viaggiando fino a 400 metri di distanza prima di costruire un nido per la notte. Posizionando la sua macchina fotografica sul suolo della foresta, Daniel era attento a non infastidire le migliaia di pericolose formiche legionarie. “Non devi respirare nella loro direzione”, ha detto.

Le formiche legionarie si alternano tra fasi nomadi e stazionarie. Queste formiche nella foto sono in una fase nomade, costruiscono un nuovo nido ogni notte usando i loro corpi. Le formiche soldato intrecciano le loro zampe per formare un’impalcatura mentre la regina resta all’interno di una rete di camere e tunnel. Durante la fase stazionaria, queste formiche restano nello stesso nido mentre la regina depone nuove uova.

8. “The Challenge” di Françoise Gervais, Canada, Animals In Their Environment, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Françoise Gervais

Questo orso polare appare minuscolo mentre scala un ripido pendio di pietrisco. Su una barca a poche centinaia di metri dalla riva, Françoise ha catturato questa immagine che dice mostra come “anche uno dei predatori più impressionanti può sembrare insignificante e vulnerabile nell’immensità di questo paesaggio”.

I cambiamenti climatici hanno ridotto la distesa di ghiaccio marino su cui solitamente gli orsi polari cacciano le foche. Gli orsi polari dell’isola di Baffin ora trascorrono altri 20-30 giorni all’anno sulla terra rispetto agli anni ’90. Adattarsi a trascorrere più tempo a terra significa ampliare la propria dieta. Alcuni orsi sono stati visti arrampicarsi sulle scogliere per raggiungere gli uccelli e le loro uova.

9. “Cradle Of Life” di Stefan Christmann, Germania, Wildlife Photographer Portfolio Award, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Stefan Christmann

È stato facile avvistare un pinguino imperatore mentre covava un uovo, dice Stefan, perché il padre solleva frequentemente la sua sacca per verificare i progressi del pulcino. Il problema era trovare un uccello rivolto nella giusta direzione, nel momento giusto e nei pochi minuti di buona luce disponibili ogni giorno.

Mentre la sua compagna è lontana a caccia in mare, il maschio sopporta il duro inverno dell’Antartico, senza mangiare, mentre cova il loro singolo uovo. Dopo 65-75 estenuanti giorni, l’uovo inizia a schiudersi. Stefan ha osservato il piccolo pulcino rompere a fatica il guscio. “Chiudeva spesso gli occhi e sembrava esausto”, racconta.

10. “Cool Drink” di Diana Rebman, USA, Behaviour: Birds, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Diana Rebman

Nonostante la temperatura estremamente fredda, -20 gradi Celsius, Diana ha trascorso ore ad osservare la danza di un gruppo di codibugnoli che si alternano per beccare un ghiacciolo. Tra il rapido movimento degli uccelli e le dita che sembravano blocchi di ghiaccio, fotografare la scena non è stato un compito facile.

I codibugnoli vivono in Europa e in Asia. Quelli che vivono a Hokkaido, in Giappone, sono chiamati Shima-Enaga. Gli inverni sono freddi e nevosi e gli uccelli devono mordicchiare neve e ghiaccio per bere. Trascorrono le loro giornate a cercare insetti e ragni e le loro notti rannicchiati in piccoli gruppi per scaldarsi a vicenda.

11. “Big Cat And Dog Spat” di Peter Haygarth, Regno Unito, Behaviour: Mammals, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Peter Haygarth

In un raro incontro, un solitario ghepardo maschio viene attaccato da un branco di cani selvaggi africani. All’inizio, i cani erano diffidenti, ma quando è arrivato il resto del loro branco la loro fiducia è cresciuta. Hanno cominciato a circondare e studiare il grande felino. Il tutto è durato qualche minuto, fino a quando il ghepardo è fuggito.

Sia i ghepardi che i cani selvaggi africani sono scomparsi da gran parte dei loro territori, sono rimasti meno di 7000 individui di ciascuna specie.

12. “Sky Hole” di Sven Začek, Estonia, Earth’s Environments, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Sven Začek

Posizionando il suo drone direttamente sopra il laghetto, Sven ha atteso che il sole spuntasse da dietro le nuvole per catturare il riflesso del cielo sulla superficie del lago. La sua pazienza è stata premiata con questa immagine di “una veduta aerea che sembra un occhio”.

Il Parco Nazionale Karula in Estonia ospita asini, linci, lupi e orsi. Il profilo spettrale degli alberi secchi che circondano questo lago è un segno della fiorente popolazione di castori che abitano Karula. Le loro dighe provocano livelli d’acqua più alti del solito che inondano il suolo della foresta, facendo marcire le radici di tutti gli alberi che crescono nei paraggi.

13. “Land Of The Eagle” di Audun Rikardsen, Norvegia, Behaviour: Birds, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Audun Rikardsen

Audun posizionò con cura questo ramo, sperando che potesse attirare un’aquila reale desiderosa di osservare i dintorni, installando anche una fotocamera. Nell’arco dei tre anni successivi, molto gradualmente, quest’aquila iniziò a usare il ramo per sorvegliare il suo territorio. Audun è riuscito così a catturare tutta la maestosità dell’aquila mentre atterra sul ramo con gli artigli distesi.

Le aquile reali volano in genere a circa 50 chilometri all’ora, ma possono raggiungere i 320 chilometri all’ora in picchiata verso una preda. Questo, insieme ai loro micidiali artigli, le rende delle formidabili cacciatrici. Normalmente uccidono piccoli mammiferi, uccelli, rettili o pesci, ma mangiano anche anche animali più grandi.

14. “Frozen Moment” di Jérémie Villet, Francia, Rising Star Portfolio Award, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Jérémie Villet

Con le loro grosse corna intrecciate, due maschi di bighorn bianco scontrano duramente. Per anni, Jérémie aveva sognato di fotografare i bighorn bianchi su uno sfondo innevato. Sdraiato sulla neve nelle vicinanze, ha affrontato i forti venti, le nevicate e temperature estreme, determinato a catturare questo momento di “purezza e potenza”.

I bighorn bianchi prosperano nelle regioni artiche e subartiche del mondo. Usano i ripidi e aspri dirupi per sfuggire ai predatori, e si nutrono dell’erba nei prati vicini. In inverno prediligono le aree con forti venti che rimuovono la neve dall’erba.

15. “Pondworld” di Manuel Plaickner, Italia, Behaviour: Amphibians And Reptiles, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Manuel Plaickner

Ogni primavera per oltre dieci anni, Manuel ha seguito la migrazione delle rane comuni. Ha scattato questa immagine immergendosi con la sua macchina fotografica in un grande stagno dove si erano radunate centinaia di rane. Lì, ha aspettato che arrivasse il momento per l’immagine che aveva in mente.

L’aumento delle temperature primaverili fa uscire le rane comuni dai loro rifugi invernali. Si dirigono direttamente verso l’acqua per riprodursi, spesso tornando nei luoghi dove sono nati. Sebbene siano diffuse in tutta Europa, si ritiene che il loro numero sia in calo a causa del degrado del loro habitat dovuto all’inquinamento.

16. “Snow Exposure” di Max Waugh, USA, Black And White, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Max Waugh

Nel bianco invernale, un solitario bisonte americano solleva brevemente la testa dal suo infinito foraggiamento. Max ha rallentato intenzionalmente la velocità dell’otturatore per sfocare la neve e “dipingere delle linee sulla sagoma del bisonte”. Una leggera sovraesposizione e la conversione in bianco e nero ha accentuato la semplicità della scena invernale.

Oscillando le loro enormi teste da un lato all’altro, i bisonti americani spazzano via la neve con i loro musi per mangiare la vegetazione che si trova sotto. In origine era uno spettacolo normale, ma nel diciannovesimo secolo il loro massacro su larga scala per ricavarne carne e pelli li avvicinò all’estinzione. Oggi, le popolazioni si stanno fortunatamente riprendendo e i bisonti americani selvatici ora prosperano nei parchi nazionali.

17. “The Rat Pack” di Charlie Hamilton James, Regno Unito, Urban Wildlife, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Charlie Hamilton James

Su Pearl Street, a Lower Manhattan, i topi corrono tra la loro tana (sotto una griglia stradale) e un mucchio di sacchi di immondizia pieni di rifiuti alimentari. Azionando la sua fotocamera da remoto, Charlie ha catturato questa scena a livello della strada.

Le popolazioni di ratti di città stanno crescendo rapidamente in tutto il mondo e la loro associazione con la diffusione di malattie genera paura e disgusto nelle persone. I ratti sono intelligenti e in grado di spostarsi attraverso reti complesse come i sistemi della metropolitana. Sono eccellenti nuotatori, scavatori e saltatori, e ciò rende questi roditori particolarmente adatti alla vita in città.

18. “Portrait Of A Mother” di Ingo Arndt, Germania, Animal Portraits, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Ingo Arndt

“Quando sei faccia a faccia con un puma selvaggio”, dice Ingo, “il brivido è garantito”. Seguire questi inafferrabili felini a piedi ha significato portarsi dietro pesanti attrezzature per lunghe distanze, spesso a temperature gelide e venti inarrestabili. Il rispetto reciproco gli ha gradualmente guadagnato la fiducia di una femmina e dei suoi cuccioli, consentendogli di catturare questo intimo ritratto di famiglia.

I puma rimangono giocosi per tutta la vita. Il gioco della lotta insegna ai cuccioli a sopravvivere, a cacciare, combattere e fuggire. I cuccioli restano con la madre per un massimo di due anni prima di diventare indipendenti. Vivranno un’esistenza solitaria da adulti fino a quando non sarà il loro turno di riprodursi.

19. “Snow-Plateau Nomads” di Shangzhen Fan, Cina, Animals In Their Environment, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Shangzhen Fan

Una piccola mandria di maschi di antilopi tibetane si fa strada verso il deserto di Kumukuli. Queste agili antilopi sono specialiste dell’alta quota e si trovano solo sull’altopiano del Qinghai-Tibet. Per anni, Shangzhen ha intrapreso lunghi e difficili viaggi per osservarli.

Sotto il loro lungo pelo, le antilopi tibetane hanno una lanugine leggera e calda chiamata shahtoosh. Cresce a stretto contatto con la loro pelle e può essere raccolta solo uccidendo e scuoiando gli animali. Un’attività di protezione di questi animali iniziata negli anni ’90 ha visto aumentare la loro popolazione una volta decimata, ma c’è ancora richiesta, soprattutto dagli occidentali, di lana shahtoosh.

20. “The Albatross Cave” di Thomas P Peschak, Germaniay/Sudafrica, Animals In Their Environment, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Thomas P Peschak

La grande grotta sul lato della piccola isola di Te Tara Koi Koia ospita uova e pulcini di albatros delle Chatham fino a quando i piccoli non sono pronti a volare. L’isola è l’unico posto al mondo in cui si riproducono naturalmente, per questo Thomas è uno dei pochi privilegiati ad aver assistito e catturato questo momento.

Avere un unico terreno fertile significa che il futuro degli albatros di Chatham è insicuro. Dagli anni ’80, le tempeste hanno eroso il terreno su Te Tara Koi Koia e distrutto la vegetazione usata per la costruzione dei nidi. I conservazionisti hanno recentemente spostato una nuova colonia riproduttiva sulla più grande delle Isole Chatham per aumentare le loro possibilità di sopravvivenza.

21. “Snow Landing” di Jérémie Villet, Francia, Rising Star Portfolio Award, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Jérémie Villet

Con le ali spiegate e gli occhi fissi sulla sua preda, un’aquila calva atterra sulla neve fresca sulla riva di un fiume. Jérémie ha trascorso una settimana osservando il comportamento di questi uccelli. Avvistata l’aquila in picchiata per catturare il salmone, era ben posizionato per catturare questo momento.

Per completare il loro ciclo di vita, i salmoni tornano al loro fiume di origine per riprodursi, morendo poco dopo. Una sovrabbondanza di salmoni che muoiono rende facili i pasti delle aquile. Ogni anno circa 3000 aquile calve si radunano sul fiume Chilkat in Alaska per banchettare con i salmoni.

22. “Circle Of Life” di Alex Mustard, Regno Unito, Black And White, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Alex Mustard

Nelle acque cristalline del Mar Rosso, un gruppo di tonni obesi formava un cerchio a pochi metri dall’obiettivo di Alexander. Per 20 anni Alexander è venuto a fotografarli ogni estate: “Quello che mi spinge a tornare ogni anno è che vedo sempre qualcosa di nuovo”, dice.

La popolazione di tonni obesi trevally è protetta nel Parco Nazionale di Ras Mohammed e questi pesci non possono essere pescati. I tonni obesi adulti sono vulnerabili agli attacchi dei pesci più grandi. Durante la stagione della deposizione delle uova, si raggruppano sia per proteggersi che per aumentare la probabilità di contatto tra uova e sperma.

23. “Humming Surprise” di Thomas Easterbrook, Regno Unito, 10 Years And Under, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Thomas Easterbrook

Un suono curioso aveva attirato Thomas verso questa sfinge colibrì. L’ha osservata mentre si librava su ogni fiore di salvia e beveva il nettare usando la sua lunga proboscide. Inquadrare l’insetto in rapido movimento era una sfida, ma Thomas è soddisfatto di come ha catturato l’immobilità del corpo della falena e il movimento delle sue ali.

Le sfingi colibrì sono delle falene insolite perché volano di giorno, quindi la loro vista è migliore della maggior parte delle altre falene. In volo sembrano così simili ai colibrì che possono essere facilmente scambiate per quegli uccelli. Da questa somiglianza deriva il loro nome, e anche dal ronzio generato dalle ali che battono ad una frequenza di circa 85 volte al secondo.

24. “Migrant Megamoths” di Lorenzo Shoubridge, Italia, Behaviour: Invertebrates, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Lorenzo Shoubridge

Lorenzo era incuriosito nel vedere le sfingi del convolvolo che volavano avanti e indietro in cerca di cibo. Ha seguito queste falene per diverse sere, attenuando la luce con un panno per non disturbarle e tenendosi sulla strada per evitare di calpestare la vegetazione. Dopo molti tentativi, è finalmente riuscito a catturare questi due individui.

Le falene percorrono spesso lunghe distanze alla ricerca di cibo e ambienti adatti in cui deporre le uova. Nelle Alpi Apuane il paesaggio sta cambiando rapidamente. L’estrazione del marmo dalle montagne crea un significativo inquinamento dell’aria e dell’acqua, minacciando la biodiversità della regione e riducendo l’habitat naturale delle falene.

25. “Last Gasp” di Adrian Hirschi, Svizzera, Behaviour: Mammals, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Adrian Hirschi

Un ippopotamo nato da pochi giorni si stava avvicinando a sua madre quando un grosso ippopotamo ha improvvisamente scacciato la madre e inseguito il piccolo, afferrandolo violentemente con la sua enorme bocca, chiaramente intenzionato a ucciderlo. “Per tutto il tempo, la madre sconvolta ha guardato impotente”, racconta Adrian.

L’infanticidio tra gli ippopotami è un evento raro ma noto. Di solito si verifica quando gli ippopotami vanno oltre il loro territorio e si mescolano con altri gruppi. Uccidendo i piccoli che non sono suoi, si ritiene che un maschio possa aumentare il suo successo riproduttivo portando le femmine in calore, pronte ad accoppiarsi con lui.

26. “Night Glow” di Cruz Erdmann, Nuova Zelanda, 11-14 Years Old, Primo Premio Assoluto

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Cruz Erdmann

Cruz stava facendo un’immersione notturna con suo padre quando ha visto un paio di calamari della barriera corallina in acque poco profonde. Uno dei due è nuotato via, ma Cruz ha rapidamente regolato le impostazioni della fotocamera e della luce, sapendo che l’opportunità era troppo bella per farsela sfuggire. Ha scattato quattro foto dei calamari rimasti prima che anche questi sparissero nell’oscurità.

I calamari della barriera corallina di Bigfin sono maestri del camuffamento, cambiano colore e forma usando le loro cellule cutanee riflettenti e pigmentate. Inoltre, alterano il loro aspetto per comunicare. Durante il corteggiamento, i maschi e le femmine mostrano disegni complessi per indicare la loro volontà di accoppiarsi.

27. “The Garden Of Eels” di David Doubilet, USA, Under Water, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 David Doubilet

Una colonia di anguille da giardino era sparita nelle loro tane non appena David è arrivato. Per non disturbarli di nuovo, ha sistemato la fotocamera e si è nascosto dietro un relitto, dove avrebbe potuto scattare da remoto. Sono passate diverse ore prima che riemergessero le anguille e diversi giorni prima che David riuscisse ad ottenere lo scatto perfetto.

Le anguille si nutrono di plancton alla deriva nella corrente. Se minacciate, le anguille si ritirano nelle loro tane. Come molti altri pesci, rilevano il movimento dell’acqua attraverso un organo sensoriale che percorre la lunghezza dei loro corpi.

28. “Another Barred Migrant” di Alejandro Prieto, Messico, Wildlife Photojournalism, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Alejandro Prieto

Alejandro ha impiegato due anni per scattare la foto perfetta di un giaguaro maschio. Sotto il luminoso cielo stellato dell’Arizona, ha proiettato l’immagine su una porzione del muro di confine tra Stati Uniti e Messico per simboleggiare “il passato del giaguaro e la sua possibile presenza futura negli Stati Uniti. Se il muro viene costruito”, continua, “distruggerà la popolazione dei giaguari negli Stati Uniti”.

I giaguari si trovano principalmente in Sud America, ma storicamente vagavano anche nel sud-ovest degli Stati Uniti. Nel secolo scorso, la caccia e la distruzione dell’habitat hanno portato alla scomparsa della specie in quest’area. Ogni speranza di ristabilire una popolazione in questa regione giace sul controverso confine, che rimane parzialmente aperto.

29. “Tapestry Of Life” di Zorica Kovacevic, Serbia/USA, Plants And Fungi, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Zorica Kovacevic

I rami di un cipresso di Monterey si intrecciano per creare un incredibile decorazione tessile. Dopo diversi giorni di sperimentazione, Zorica ha deciso di fare un primo piano. Ha messo a fuoco 22 immagini, unendo le caratteristiche nitide di ciascuna delle fotografie per rivelare il labirinto colorato.

La riserva naturale di Point Lobos in California è l’unico posto al mondo in cui le condizioni naturali creano questa scena magica. Il rivestimento arancione spugnoso del cipresso di Monterey è in realtà un’alga che prende il suo colore dal beta-carotene, lo stesso pigmento che si trova nelle carote. Sia l’alga arancione che il lichene di pizzo grigio sono innocui per il cipresso.

30. “Creation” di Luis Vilariño, Spain, Earth’s Environments, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Luis Vilariño

La lava incandescente del vulcano Kīlauea fa bollire all’istante il freddo Oceano Pacifico che incontra sulla costa hawaiana. Mentre l’elicottero di Luis volava lungo la costa, un improvviso cambiamento di direzione del vento ha aperto un varco nel vapore, mostrando il fiume infuocato. Attraverso la porta aperta dell’elicottero, ha rapidamente inquadrato e catturato la tumultuosa creazione di nuova terra.

Mentre la lava fa bollire l’acqua del mare, produce vapore acido e minuscoli frammenti di vetro, che si combinano per creare una foschia di lava. Questa eruzione è stata la più grande del Kīlauea in 200 anni. Per tre mesi, nel 2018, la lava è fuoriuscita dalla cima e dalle fessure circostanti, distruggendo oltre 700 case e solidificandosi, creando centinaia di ettari di nuova terra.

31. “The Ethereal Drifter” di Angel Fitor, Spagna, Under Water, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Angel Fitor

Allungando i suoi lobi a forma di vela per cavalcare le correnti del Mediterraneo, la phylum Ctenophora, va in cerca di cibo. Era un avvistamento raro. Questa specie si trova di solito con le sue fragili vele piegate o danneggiate. Angel si è avvicinato con estrema cautela. Descrivendola come una “farfalla di vetro”, Angel ha visto che “piegava le vele alla minima vibrazione”.

La phylum Ctenophora si sposta nell’acqua usando file di ciglia simili che formano dei pettini lungo il suo corpo cilindrico. I pettini diffondono la luce, creando un’iridescenza colorata. A differenza delle meduse, la phylum Ctenophora non punge, ma cattura il plancton e altre piccole prede usando delle cellule appiccicose presenti nei loro lobi e tentacoli.

32. “Couch Crew” di Cyril Ruoso, Francia, Urban Wildlife, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Cyril Ruoso

In un tempio in disuso a Hua Hin, dei giovani macachi cinomolgi si rilassano su un relitto di divano. Cyril ha fotografato un gruppo che si era posizionato “come dei membri di una band in posa per la copertina di un album”, mentre gli altri gironzolavano attorno a lui, salendo perfino sulla sua testa.

I macachi cinomolgi sono molto adattabili, prosperano in una vasta gamma di habitat, anche accanto agli umani. In Tailandia le persone hanno una relazione complessa con le scimmie. I macachi sono tollerati e talvolta persino venerati vicino ai templi. Allo stesso tempo, quando danneggiano fattorie e proprietà sono considerati dei parassiti.

33. “Early Riser” di Riccardo Marchegiani, Italia, 15-17 Years Old, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Riccardo Marchegiani

Riccardo non poteva credere alla sua fortuna quando questa femmina di babbuino Gelada camminava lungo il bordo del dirupo dove stava aspettando da prima dell’alba. Mantenendo una distanza rispettosa, Riccardo ha scattato usando un flash poco luminoso per evidenziare la pelliccia marrone chiaro del babbuino contro le montagne lontane. Lo scatto ha attirato l’attenione anche del piccolo curioso aggrappato alla sua pancia.

Un piccolo babbuino Gelada passa le prime settimane di vita a spasso sulla pancia della mamma, prima di essere spostato sulla schiena. Questi babbuini vivono a terra e dormono sule sporgenze delle pareti rocciose per sicurezza. I terreni agricoli stanno invadendo le loro praterie native e il loro habitat si sta riducendo.

34. “Face Of Deception” di Ripan Biswas, India, Animal Portraits, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Ripan Biswas

Ripan stava fotografando una colonia di formiche tessitrici rosse, quando ha visto questo individuo un po’ strano. Poteva avere la faccia di una formica ma le sue otto zampe lo tradivano: a un esame più attento, Ripan ha scoperto che si trattava di un ragno granchio che imita la formica. Montando al contrario il suo obiettivo, Ripan è stato in grado di scattare primi piani macro.

Molte specie di ragno imitano le formiche nell’aspetto e nel comportamento. L’infiltrazione di una colonia di formiche può aiutarli a predare formiche ignare o evitare di essere mangiati da predatori che non amano le formiche. Questo particolare ragno, dice Ripan, sembrava vagare per la colonia, alla ricerca di una formica solitaria che potesse trasformare in pasto.

35. “The Hair-Net Cocoon” di Minghui Yuan, Cina, Behaviour: Invertebrates, Menzione Speciale 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Minghui Yuan

Con la faccia premuta contro un muro, Minghui ha fotografato questo bruco di falena appeso nel suo straordinario bozzolo a gabbia. Strutture così delicate possono essere difficili da individuare, ma questa si è distinta sullo sfondo nel giardino botanico tropicale di Xishuangbanna.

36. “Sacred No More” di Jasper Doest, Paesi Bassi, Wildlife Photojournalist Story Award, Vincitore 2019

Vincitori Wildlife Photographer of the Year 2019 Jasper Doest

Il macaco giapponese è una specie di primate trovata solo in Giappone. Il successo dei programmi di protezione nei parchi istituiti per la protezione di queste scimmie, un tempo in pericolo, ha portato alla sovrappopolazione delle specie. Inoltre, a causa della loro vicinanza ai ranger del parco e ai turisti e alla loro dipendenza da queste persone per il cibo, molte scimmie hanno perso la loro paura naturale per gli umani e fanno irruzione nelle colture. Per gestirne la popolazione, alcune leggi locali in Giappone consentono ai macachi selvatici di essere catturati e addestrati per l’industria dell’intrattenimento. Il lavoro di Jasper esplora la complessa relazione che le persone in Giappone hanno con un animale che può essere considerato, allo stesso tempo, un fastidio, un animale domestico e un membro della famiglia o una fonte di intrattenimento redditizia.

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