44 straordinarie foto che raccontano la natura attraverso l’obiettivo di Luciano Leuzzi (intervista)

Abbiamo chiesto a Leuzzi com’è nata la tua passione per la fotografia naturalistica e la fauna selvatica.

“Sono ormai passati decenni dalla nascita della mia passione per la fotografia, sin dai tempi dell’analogico. Ho iniziato con matrimoni e still life, generi compatibili con il mio lavoro in banca. Ma il mio vero sogno è sempre stato la fotografia naturalistica. Una volta raggiunta una certa stabilità economica, ho potuto dedicarmi completamente a questo genere. Da oltre dieci anni fotografo la natura a pieno ritmo, viaggiando in quasi tutti i continenti – l’unica eccezione è l’Antartide, che ho nel mirino per il 2026 o 2027.”

Ogni fotografo ha una fotografia che racchiude un ricordo indelebile. Abbiamo chiesto a Leuzzi qual’è la sua.

“Sicuramente quello al leopardo delle nevi (Panthera uncia), realizzato lo scorso febbraio. È uno scatto che porto nel cuore, non solo per la rarità del soggetto, ma per tutte le difficoltà legate alla sua realizzazione: tormente di vento e neve, -30 gradi, fatica fisica dovuta all’altitudine (4.300 metri) e soprattutto la sfida di riuscire a scovare un animale così elusivo. È stato un viaggio impegnativo, ma straordinariamente appagante.”

Fotografare la natura richiede più di una fotocamera: servono pazienza, intuizione e un profondo rispetto per il tempo degli animali. Luciano ci racconta cosa significa davvero “aspettare lo scatto perfetto”.

“Le difficoltà maggiori sono l’attesa – anche di ore – e l’individuazione del soggetto. Ma ciò che fa davvero la differenza è riuscire a catturare l’attimo: quel gesto, quella luce, quella composizione che trasformano uno scatto da “normale” a memorabile. Non basta avere davanti un animale raro: serve anche intuizione, tecnica e tanta pazienza.”

La fotografia naturalistica non è solo una tecnica, è una forma mentale. Luciano svela il segreto per iniziare questo affascinante cammino con il piede giusto.

“Avere passione. Una passione che rasenta l’ossessione – in senso positivo – per il risultato. Solo così si ha la spinta per migliorare, per affinare la tecnica e per cercare nuove prospettive, anche quando sembrano impossibili. Oggi, con il digitale, molti si accontentano di ottenere un semplice soggetto nell’inquadratura, magari con una raffica di scatti. Ma il vero fotografo cerca sempre lo scatto migliore, non solo lo scatto “buono”.”