“I rifugi per il bestiame nei campi sono così comuni nel paesaggio belga che nessuno presta loro molta attenzione, ma la campagna offre una gamma di gioielli architettonici in molte forme, materiali e colori.
Per cinque anni ho attraversato il Belgio per trovare il tipo giusto di capannone, elencandoli attentamente in modo da essere pronto a fotografarli in condizioni di illuminazione “perfette”, ossia con la nebbia fitta. La nebbia era necessaria per isolare e valorizzare la costruzione – senza di essa, il capannone è solo un extra nel paesaggio. Poiché la nebbia è imprevedibile, non ho mai saputo quanto sarebbe durata e il progetto ha richiesto diversi anni per essere completato.
In un certo senso, la fotografia di un capannone battuto dalle intemperie è un’allegoria delle nostre vite: andiamo avanti tutti, facciamo del nostro meglio, portiamo le cicatrici e alla fine moriamo tutti orizzontalmente. Gli esseri umani nutrono un profondo desiderio di riparo, calore e sicurezza e questo è forse ciò che rende queste meravigliose piccole strutture così umane”.
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