Questo è Shavarsh Karapetyan, un nuotatore armeno (2/42)

Nel 1976, aveva appena completato una gara di 26 km quando sentì un forte schianto. Un filobus aveva perso il controllo ed era caduto in un bacino idrico. Il filobus era a 25 metri al largo ed era affondato a una profondità di 10 metri.⁣⁣
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Karapetyan si tuffò immediatamente nel bacino, infestato da acque reflue, e riuscì ad aprire a calci il lunotto posteriore del filobus, nonostante i sedimenti sollevatisi dal fondo avessero reso la visibilità scarsa. Dei 92 passeggeri a bordo, Karapetyan ne tirò fuori 46, 20 dei quali sopravvissero.⁣⁣
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L’acqua fredda e le molteplici ferite causate dai pezzi di vetro lo mandarono in ospedale, dove restò ricoverato per 45 giorni. Fu colpito da polmonite e sepsi. I danni ai polmoni gli impedirono di continuare la sua carriera di nuotatore.⁣⁣
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“Sapevo che potevo salvare tante vite, avevo paura di sbagliare. Era così buio laggiù che riuscivo a malapena a vedere qualcosa. In una delle mie immersioni, ho per sbaglio afferrato un sedile al posto di un passeggero. Avrei potuto salvare una vita invece. Quel sedile mi perseguita ancora nei miei incubi”, disse Karapetyan.⁣⁣
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Nel 1985, Karapetyan si trovò davanti ad un edificio in fiamme con dentro delle persone intrappolate. Si precipitò dentro e iniziò a tirare fuori gli abitanti. Si ustionò gravemente e dovette essere nuovamente ricoverato in ospedale.⁣⁣
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Anni dopo, si trasferì a Mosca e fondò un’azienda di scarpe chiamata “Second Breath”. È ancora vivo oggi, e continua a gestire la sua attività.⁣⁣

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