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8 pappagalli finiscono in “riformatorio” per il loro vocabolario troppo spinto, ma si teme contagino gli altri

Sembrava che volessero cambiare, e invece… Nel cuore del Lincolnshire, in Inghilterra, lo zoo Lincolnshire Wildlife Park sta affrontando una sfida molto particolare: rieducare un gruppo di pappagalli africani grigi, famosi per il loro linguaggio colorito. Questi volatili, come vi avevamo già raccontato, erano stati inizialmente rimossi dalla vista del pubblico nel 2020 a causa del loro linguaggio scurrile nei confronti dei visitatori.

Nel 2020, cinque pappagalli africani grigi noti per il loro linguaggio scurrile erano stati donati al Lincolnshire Wildlife Park in Inghilterra

Pappagalli parolacce Lincolnshire Wildlife ParkImmagine: lincswildlifepark

I cinque pappagalli originali, provenienti da diversi proprietari, avevano trascorso del tempo in quarantena a causa del COVID, periodo durante il quale hanno avuto l’opportunità di imparare una varietà di parolacce (la cosa non ci sorprende). La situazione è peggiorata con l’arrivo di altri tre pappagalli, dal linguaggio altrettanto audace, il che ha portato i responsabili del Lincolnshire Wildlife Park a prendere una decisione insolita.

Pappagalli parolacce Lincolnshire Wildlife ParkImmagine: Derren Brown

Invece di tenerli isolati, hanno deciso di integrarli con gli altri 92 pappagalli del gruppo, nella speranza che imparino suoni più appropriati al comune senso del decoro. Steve Nichols, CEO del parco, ha espresso la sua preoccupazione per l’eventualità che i pappagalli più “educati” finiscano per acquisire un vocabolario di parolacce dalle 8 “mele marce”, ma ha sottolineato l’importanza del benessere degli uccelli, affermando che, nonostante il loro linguaggio, devono essere trattati con cura e vivere in un ambiente sociale.

Dopo l’arrivo di altri tre pappagalli altrettanto scostumati, il parco ha deciso di integrare tutti gli otto pappagalli con un gruppo di 92 pappagalli più “educati”, sperando che imparino comportamenti più decorosi

Pappagalli parolacce Lincolnshire Wildlife Park

Immagine: lincswildlifepark

L’approccio è considerato rischioso perché potrebbe, in effetti, portare a un intero stormo di 100 pappagalli che urlano parolacce a tutti, ma è una scommessa che il parco è disposto a fare. In effetti, i pappagalli che parlano volgarmente hanno mostrato di essere piuttosto popolari tra i visitatori, e Nichols che rivela come spesso i visitatori rispondano con lo stesso linguaggio colorito.

Il CEO del parco, Steve Nichols, ha espresso preoccupazione per il rischio che il resto del gruppo impari le parolacce dagli 8 “insolenti” volatili

Pappagalli parolacce Lincolnshire Wildlife ParkImmagine: Lincs Wildlife Park

I pappagalli africani grigi sono noti per la loro intelligenza e capacità di imitare il linguaggio umano, rendendoli gli uccelli domestici più popolari al mondo. Questa caratteristica li rende particolarmente abili nell’apprendere parole e frasi, comprese le parolacce, spesso pronunciate con lo stesso tono e in contesti simili, facilitando la loro imitazione.

Nonostante (o grazie a) le loro parolacce, i pappagalli sono diventati popolari tra i visitatori, e il parco ha installato cartelli di avvertimento per informare il pubblico sull’indole di questi volatili

Pappagalli parolacce Lincolnshire Wildlife ParkImmagine: Lincolnshire Wildlife Park

Il parco ha installato dei cartelli di avvertimento per informare i visitatori del potenziale linguaggio scurrile dei pappagalli, ma finora non ha ricevuto lamentele. Anzi, la popolarità dei pappagalli sembra essere cresciuta a seguito della loro fama.

Pappagalli parolacce Lincolnshire Wildlife ParkImmagine: lincswildlifepark

Il Lincolnshire Wildlife Park sta conducendo un esperimento unico nella gestione del comportamento degli animali, scommettendo sulla natura sociale e imitativa dei pappagalli per indirizzarli verso un comportamento più accettabile. Resta da vedere se la strategia avrà successo o se si trasformerà in un’insolita attrazione per gli appassionati di volatili dal becco “colorito”. E in ogni caso, al di là dell’umorismo che inevitabilmente condisce questa curiosa storia, una domanda sorge spontanea: da chi hanno imparato queste parolacce?

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Keblogger: Anna Martini

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