in ,

Pagina Instagram condivide interessanti foto storiche, per un viaggio affascinante nel passato (50 foto)

La pagina Instagram “Fotografie Della Storia” condivide immagini di eventi che hanno segnato la storia, testimonianze concrete di momenti ed episodi affascinanti e coinvolgenti da osservare, scoprire o semplicemente da ricordare. Un viaggio nel tempo per rendere omaggio a donne e uomini di altre epoche, che hanno compiuto azioni, o vissuto esperienze che valgono più di mille parole.

Alcune di queste immagini storiche sono diventate famose e sono largamente riconosciute, ma altre rimangono ancora poco note, nonostante siano fondamentali per comprendere aspetti meno chiari della nostra società. Vi invitiamo a scoprirne una parte insieme a noi, e non dimenticate di votare le vostre foto preferite cliccando su “mi piace”!

Altre info: Fotografie Della Storia

#1

"18 ottobre 1952, Corea. Il sergente Frank Praytor nutre con un contagocce una gattina di due settimane. La mamma della micina venne uccisa durante gli scontri a fuoco e il sergente decise di adottare il cucciolo. Le diede il nome di 'Miss Hap', ovvero 'incidente' in inglese perché, come disse, 'era nata nel posto sbagliato al momento sbagliato'".

72 Punti
Mi Piace

Lascia un commento

    #2

    foto storiche pagina Instagram Fotografie Della Storia

    "1959 - A scuola in carrucola
    Questa famosissima foto mostra un gruppo di bambini con grembiuli e cartelle mentre attraversano, appunto con una carrucola, il fiume Panaro a Guiglia, vicino a Modena, per recarsi a scuola. Sono gli abitanti di due frazioni, Barleda e Castellino, che per andare a scuola devono attraversare il Panaro scorrendo lungo una corda d'acciaio tesa sul fiume. Ogni foto contiene intrinsecamente un significato intimo profondo; questa, a nostro giudizio, manifesta la volontà degli studenti di andare a scuola con ogni mezzo, ciò che i ragazzi di oggi pensano sia una cosa naturale invece non si rendono conto dei sacrifici fatti per renderla tale, per cui vale la pena andare a scuola, anche se comporta difficoltà, perché essa ci insegna a ragionare e a volare con la nostra testa".

    63 Punti
    Mi Piace

    Lascia un commento

      #3

      "Amsterdam, 1934. La piccola Anna Frank a 5 anni sui gradini dell'ufficio di suo padre. La foto venne scattata proprio da Otto Frank, il papà di Anna".

      51 Punti
      Mi Piace

      Lascia un commento

        #4

        "23 settembre 1943. Muore Salvo D'Acquisto.
        Il sacrificio di Salvo D'Acquisto, poco più che ventenne, è un simbolo del valore dell'uomo.
        Tutto ha inizio il 22 settembre 1943 quando alcuni soldati tedeschi delle SS che ispezionavano delle casse di munizioni abbandonate vengono investiti dall'esplosione di una bomba a mano, probabilmente per imperizia nel maneggio degli ordigni. Due dei soldati muoiono e altri due rimangono feriti.
        Il comandante del reparto tedesco attribuisce la responsabilità dell'accaduto ad anonimi attentatori locali e richiede la collaborazione dei Carabinieri della locale stazione, temporaneamente comandata da Salvo D'Acquisto, per ricercare i colpevoli.
        Inutili i tentativi di Salvo di convincere i tedeschi del carattere incidentale dell'esplosione.
        Il 23 settembre vengono quindi eseguiti dei rastrellamenti e catturate 22 persone scelte a caso fra gli abitanti della zona. Tra questi, anche lo stesso Salvo.
        Gli ostaggi e D'Acquisto vengono quindi trasferiti fuori dal paese e, forniti di vanghe, vengono costretti a scavare una grande fossa comune nelle vicinanze della Torre di Palidoro, per la ormai prossima fucilazione.
        All'ultimo momento, però, contro ogni nostra aspettativa, vengono tutti rilasciati eccetto il vicebrigadiere D'Acquisto.
        Silenziosamente, senza onori o attenzioni, Salvo D'Acquisto si è autoaccusato del presunto attentato, addossandosi la sola responsabilità dell'accaduto e chiedendo l'immediato rilascio dei condannati.
        I 22 prigionieri vengono lasciati liberi e immediatamente si danno alla fuga, lasciando il sottufficiale italiano già dentro alla fossa, davanti al plotone d'esecuzione.
        L'ultimo a scappare fa giusto in tempo, mentre corre, a sentire il grido 'Viva l'Italia' lanciato dal carabiniere, seguito subito dopo dalla scarica di un'arma automatica che porta a termine l'esecuzione.
        Il comportamento del militare aveva colpito a tal punto persino le stesse SS, che il giorno dopo riferirono: 'Il vostro Brigadiere è morto da eroe. Impassibile anche di fronte alla morte'.

        Salvo D'Acquisto fu fucilato all'età di nemmeno 23 anni".

        50 Punti
        Mi Piace

        Lascia un commento

          #5

          "'Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale'
          Quante volte abbiamo letto queste prime parole della celebre poesia di Montale e quante volte l'abbiamo dedicata a qualcuno che ci manca infinitamente.
          Anche se tutti ne conosciamo l'inizio, forse non tutti sanno come si conclude: 'Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
          non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
          Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
          le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
          erano le tue'.
          Montale scrisse questi versi pensando alla moglie Drusilla Tanziscomparsa quattro anni prima e soprannominata affettuosamente 'Mosca' a causa della sua miopia, che la costringeva ad indossare degli occhiali dalle lenti molto spesse.
          Ed ecco che le ultime parole della poesia acquisiscono un significato più intenso: Drusilla, i cui occhi erano appannati dalla miopia, era l'unica dei due capace di vedere la realtà delle cose, guidando il poeta nella sua esistenza".

          47 Punti
          Mi Piace

          Lascia un commento

            #6

            "1 gennaio 1956.
            Helmuth Pirath immortala il momento in cui un prigioniero di guerra tedesco si riunisce alla figlia. La bambina vide il padre per l'ultima volta quando aveva solo un anno e sul suo viso possiamo osservare tutte le emozioni che questo incontro porta con sé.
            L'uomo è stato uno degli ultimi prigionieri di guerra a essere rilasciato dall'Unione Sovietica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale".

            47 Punti
            Mi Piace

            Lascia un commento

              #7

              "Il 16 novembre 2013, Angela Lansbury ritirò il suo Oscar alla carriera. Un premio meritatissimo a coronamento di una carriera ricca di successivi cinematografici, ma anche teatrali e ovviamente televisivi.
              Forse però non tutti sanno che ci fu un momento in cui Angela Lansbury scelse di rinunciare a quella carriera per proteggere la sua famiglia.
              I figli dell'attrice, Anthony e Deirdre, da giovani si ritrovarono infatti nel giro della tossicodipendenza. In particolare Deirdre, venne assorbita dalla figura carismatica di Charles Manson e si unì alla sua Family.
              Lo racconta la stessa Lansbury: 'È iniziato con la cannabis, ma è passata presto all’eroina – racconta Angela Lansbury. C’erano fazioni sulle colline sopra Malibu che aspiravano alla morte. Mi fa male dirlo ma, a un certo punto, Deirdre finì con una folla guidata da Charles Manson. Era una dei tanti giovani che lo conoscevano e ne erano affascinati'.
              L'attrice, insieme al marito, decise quindi di lasciare la California, interrompere il suo lavoro per un anno e di trasferirsi con i figli in Irlanda, in modo da allontanarli dalle cattive influenze, seguendoli passo a passo nella riabilitazione".

              47 Punti
              Mi Piace

              Lascia un commento

                #8

                "Chi non conosce questa bellissima fotografia? Rappresenta il volto splendido e sorridente di una giovane donna che si rallegra per la vittoria della Repubblica nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
                La celebre foto fu scattata per il settimanale Il Tempo dal fotografo Federico Patellani, parte di un servizio celebrativo della neonata Repubblica e del ruolo della donna, che era chiamata al voto per la prima volta in Italia. Quel sorriso divenne rapidamente quasi il simbolo ufficioso della Repubblica Italiana.
                La foto è evidentemente “posata” e nei provini è possibile osservare i diversi tentativi fatti prima di arrivare alla celebre immagine: c’è la donna che legge il giornale; c’è la donna raggiante che stringe il giornale in una mano e alza l’altro pugno al cielo.. Poi Patellani ha l’idea “giusta” e scatta mentre la ragazza infila la testa nel giornale e a un certo momento anche la mano sinistra (ecco il perché del buco sul giornale in alto a destra che compare nella foto definitiva).
                Ma chi era questa splendida ed anonima donna chiamata a impersonare la gioventù e la speranza di un Paese che guardava avanti dopo la guerra?
                Dopo anni di anonimato, possiamo dare un nome alla ragazza: Anna Iberti".

                46 Punti
                Mi Piace

                Lascia un commento

                  #9

                  "Il celebre scatto che ritrae Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927.
                  L’accusa era di omicidio e a nulla valse la confessione del vero assassino, che li scagionava completamente.
                  I due, immigrati italiani in America, furono gli agnelli sacrificali per testare la linea dura del governo contro gli stranieri.
                  Emblematiche le parole di Vanzetti nel suo discorso prima della sentenza definitiva: «Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste creature ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano [...] se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già»".

                  44 Punti
                  Mi Piace

                  Lascia un commento

                    #10

                    "Nella foto di Federico Patellani, scattata nel 1947, possiamo vedere il grande Totò intento a lasciare qualche soldo in beneficenza.
                    L'attore era celebre per gli atti di carità e ogni mattina lasciava una piccola somma ai più poveri, ma non solo! Insieme al suo autista, era solito nascondere i soldi sotto le porte dei più bisognosi nel Rione Sanità. La mattina, al risveglio, la gente trovava delle banconote da 10mila lire.
                    Molto conosciute anche le sue donazioni a numerosi canili cittadini con i quali aiutò anche gli animali abbandonati".

                    44 Punti
                    Mi Piace

                    Lascia un commento

                      #11

                      "Un soldato della Germania Est offre un fiore attraverso una fessura nel muro di Berlino la mattina della sua caduta nel 1989. Foto di Tom Stoddart".

                      43 Punti
                      Mi Piace

                      Lascia un commento

                        #12

                        "Magari la foto a un primo impatto non vi conquisterà, osservatela bene, prendetevi qualche minuto per godervela al meglio.
                        L'immagine è un profondo e coloratissimo zoom dello spazio più profondo catturato dal telescopio spaziale Hubble. Gli scienziati decisero di puntare il telescopio in una minuscola porzione dell'universo dove erano apparentemente presenti solo 3 stelle (che dovrebbero essere quelle 'palle di fuoco' più lucenti) immerse nel buio. Hubble venne lasciato fisso per settimane, dal 3 settembre 2003 al 16 gennaio 2004 e il risultato fu questa fotografia. In quel minuscolo pezzo di un universo sconfinato, popolato da appena tre stelle, si nascondevano in realtà quasi 10.000 galassie".

                        40 Punti
                        Mi Piace

                        Lascia un commento

                          #13

                          "Blu era il colore dell’abito che la regina Elisabetta II indossava quando ha ricevuto il neopresidente degli Stati Uniti e la first lady d’America John e Jacqueline Kennedy, il 5 giugno 1961 a Buckingham Palace. Un abito che alcuni storici del costume e della moda chiamano The Cobalt Dress.
                          La regina era consapevole dello charme inarrivabile di Jackie. La futura first lady era stata cresciuta dalla sua famiglia, i Bouvier, sul principio di sembrare un’aristocratica, "progettata" per un buon matrimonio e perché uno dei crucci insopportabili delle facoltose dinastie americane era proprio la mancanza di un titolo. Per un meccanismo paradossale, con Jackie i Bouvier erano riusciti così bene da far sembrare persino una regina, vicino a lei, una donna banale.
                          Elisabetta era consapevole che quanto più Jackie sembrava "luminosa", tanto più lei rischiava di apparire 'polverosa', antica. Ma a minare la sua autostima c’erano pure alcuni giudizi che la first lady aveva espresso su di lei e che le erano giunti all’orecchio. Jackie aveva criticato, ad esempio, il taglio di capelli di Elisabetta. Inoltre, la stampa inglese raccontava l’euforia dei britannici per l’imminente arrivo della coppia presidenziale e per Jackie, in particolare. Fu per questo che, invece di entrare in competizione con lei sullo stile, nel quale avrebbe perso, decise di puntare su ciò che aveva di certo e che Jackie non poteva avere: la regalità. Fu per questo che convocò il suo stilista di fiducia Sir Norman Bishop Hartnell e chiese aiuto a lui. Hartnell progettò per lei un abito da ballo in tulle Blue Royale con spalline. Ampio, da fiaba ma allo stesso tempo elegante. Qualcosa che solo The Queen poteva portare con disinvoltura, che su una first lady sarebbe apparso fuori luogo, ma soprattutto, che la Jacqueline Bouvier bambina aveva sicuramente sognato di indossare, immaginando con gli occhi pieni di stelle di sposare un principe azzurro. Hartnell abbinò all’abito un paio di guanti di raso bianco e si scelsero accuratamente i gioielli: diamanti e zaffiri. Elisabetta era perfetta, aveva vinto, e nelle foto di quell'incontro storico niente di Jackie riuscì a farla sfigurare.
                          Fonte: marieclaire.com"

                          36 Punti
                          Mi Piace

                          Lascia un commento

                            #14

                            "Alluvione di Firenze.
                            L'alluvione del 1966 fu un evento eccezionale ed inaspettato per le sue proporzioni; mai l'Arno, che pure aveva esondato spesso, aveva raggiunto una tale furia.
                            Fortunatamente, le vittime furono relativamente poche poiché in città e nei dintorni ci si preparava a trascorrere in casa il 4 novembre, anniversario della vittoria nella prima guerra mondiale, allora festa nazionale. Nessuno può dire cosa sarebbe accaduto se le acque avessero sorpreso i fiorentini che andavano al lavoro o i contadini all'opera nei campi in un giorno feriale.
                            Il sindaco Piero Bargellini, assediato dalle acque in Palazzo Vecchio, fu tra i primi a mandare le prime richieste di aiuto.
                            La gente comune, con gli esperti al lavoro, non perse tempo per ripristinare le abitazioni e le attività economiche. In quei giorni di opere d'arte offese da acqua, fango e nafta si vide che un'altra opera d'arte, il sarcasmo fiorentino, aveva resistito egregiamente alla piena. Alcune trattorie devastate esposero cartelli con scritto 'oggi specialità in umido' e negozi sventrati annunciavano cartelli con frasi del tipo: 'ribassi incredibili, prezzi sott'acqua! Vendiamo stoffe irrestringibili, già bagnate'.
                            Durante l'alluvione don Lorenzo Milani si prodigò affinché anche da Barbiana partissero aiuti alla volta di Firenze a base di acqua e pane. L'unico aiuto finanziario del governo fu una somma di 500mila lire ai commercianti, erogata a fondo perduto e finanziata con l'usuale sistema dell'aumento del prezzo della benzina (10 lire al litro). La FIAT ed altre case automobilistiche offrirono a chi aveva perso l'auto uno sconto del 40% per comprarne una nuova e una 'supervalutazione' di 50mila lire per i resti della macchina alluvionata.
                            È inevitabile che più duratura nella memoria sia rimasta la tragedia del patrimonio artistico della città: migliaia di volumi, tra cui preziosi manoscritti furono coperti di fango nei magazzini della Biblioteca Nazionale Centrale, e una delle più importanti opere pittoriche di tutti i tempi, il Crocifisso di Cimabue conservato nella Basilica di Santa Croce deve considerarsi, nonostante un commovente restauro, perduto all'80%.
                            La nafta del riscaldamento impresse le tracce del livello raggiunto dalle acque su tanti monumenti; la Porta del Paradiso del Battistero di Firenze fu spalancata dalle acque, e dalle ante sbattute violentemente si staccarono quasi tutte le formelle del Ghiberti. Innumerevoli i danni ai depositi degli Uffizi, ancora non completamente risarciti dopo anni di indefessi restauri, che tra l'altro hanno portato le istituzioni fiorentine per il restauro ad essere considerate fra le principali del mondo. Un vero e proprio esercito di giovani e meno giovani di tutte le nazionalità volontariamente, subito dopo l'alluvione, arrivarono a migliaia in città per salvare le opere d'arte e i libri, strappando al fango e all'oblio la testimonianza di secoli di Arte e di Storia. Questa incredibile catena di solidarietà internazionale rimane una delle immagini più belle nella tragedia. I giovani, chiamati ben presto gli 'Angeli del fango', sono anche uno dei primi esempi di mobilitazione spontanea giovanile nel XX secolo".

                            34 Punti
                            Mi Piace

                            Lascia un commento

                              #15

                              "La storia di Dorando Pietri è degna di un romanzo! Forse l’unico atleta capace di entrare nella leggenda non con un podio, ma con una squalifica.
                              Garzone in una pasticceria, appassionato di ciclismo e corsa, Dorando viene attirato nel 1904 da una gara che si svolge nella sua città alla quale partecipa il più famoso podista italiano dell’epoca, Pericle Pagliani. Secondo la leggenda Dorando si mette a correre dietro al campionissimo, reggendo il suo passo fino all’arrivo. Leggenda o meno, Dorando inizia a correre a livello agonistico e nel 1906 ottiene la qualificazione ai Giochi olimpici intermedi di Atene durante i quali però è costretto al ritiro.
                              Il 1908 è l’anno dei Giochi olimpici di Londra, l’anno del riscatto da quel maledetto ritiro di due anni prima; Dorando si prepara alla maratona da mesi.
                              La tattica di Dorando è quella di non attaccare il gruppo ma di mantenersi nelle retrovie nella prima parte della gara; quando gli atleti inglesi che si trovano al comando iniziano a perdere colpi (è una giornata insolitamente calda), Dorando riesce a rimontare fino a giungere indisturbato la seconda posizione, dietro al sudafricano Charles Hefferson, che lo precede di 4 minuti. Informato che il leader della gara è andato ormai in crisi, Dorando inizia una rimonta portentosa e al 39° km si porta in testa; il dispendio di energie è stato però enorme e l’azzurro va in crisi. Perde lucidità, sbaglia strada e cade almeno 4 volte, esausto.
                              A 200 metri dall’arrivo, di fronte a 75.000 spettatori emozionati, un paio di soccorritori lo aiutano a tagliare il traguardo. Al secondo posto arriva l’americano Johnny Hayes, la cui squadra presenta immediato reclamo. Reclamo accolto: Pietri squalificato.
                              La storia sembra avere però un lieto fine. Dorando non può essere il vincitore ufficiale, ma è indubbio come il suo sforzo abbia conquistato il pubblico e la regina che lo acclamano. Tutto il mondo si dispiace per la mancata vittoria eleggendo Dorando a mito vivente. Il giorno dopo la regina stessa lo premia con una coppa d’argento.
                              Si dice che a suggerire questo encomio riparatore sia stato Artur Conan Doyle, il famoso scrittore. Si dice anche che l’addetto al megafono che ha sorretto Dorando al momento dell’arrivo e che si vede nella famosa foto che ritrae il finale della gara, sia proprio l’autore della fortunata serie di romanzi su Sherlock Holmes.
                              Non ne abbiamo la certezza, ma in fondo, questa è la storia di Dorando".

                              32 Punti
                              Mi Piace

                              Lascia un commento

                                #16

                                foto storiche pagina Instagram Fotografie Della Storia

                                "Ottobre 1944. Di fronte al plotone di esecuzione, Georges Blind, membro della resistenza francese, accenna un sorriso in barba alla morte.
                                In realtà, i soldati tedeschi avevano inscenato una finta esecuzione con l'obbiettivo di estorcere informazioni sulle attività di resistenza.
                                Blind non solo non rivelò nulla, ma osò addirittura deridere quelli che avrebbero dovuto ucciderlo.
                                Il suo coraggio e la sua lealtà gli costarono il trasferimento al campo di concentramento di Dachau dal quale non fece più ritorno.
                                La foto è di Roger Viollet".

                                31 Punti
                                Mi Piace

                                Lascia un commento

                                  #17

                                  "Sono le 19:00 del 10 giugno 1981 quando il padre di Alfredino Rampi, allarmato dall'assenza del figlio, chiama la polizia. Gli agenti, arrivati sul posto, si rendono subito conto della situazione: le urla del bambino di 6 anni provengono da un'apertura circolare del terreno, con un diametro di appena 30 centimetri.
                                  Giungono subito sul posto anche i Vigili del Fuoco, che cercano di tenere sveglio il bambino, ma con il passare delle ore ci si rende conto che liberarlo è tutt'altro che facile. Si chiede quindi l'aiuto di contorsionisti, circensi, fantini: il risultato non cambia e tutti falliscono, risalendo in superficie a mani vuote.
                                  La vicenda, grazie alla televisione, entra prepotentemente nelle case degli italiani diventando un vero caso mediatico: la sera del 12 giugno, 28 milioni di telespettatori seguono la tragedia del bimbo, le cui grida sono amplificate da un microfono calato giù nel cunicolo. Tra i tanti tentativi di salvare Alfredino Rampi, quello del 37enne Angelo Licheri che, complice il suo fisico minuto, si impegna a calarsi nel pozzo artesiano per tutti e 60 i metri (ormai Alfredino ha raggiunto questa profondità) di distanza dal bambino. Ci va vicinissimo, ma alla fine fallisce e riemerge dopo 45 minuti passati a testa in giù, scoppiando poi in un pianto disperato.
                                  Intanto giungono a Vermicino decine e decine di persone, compreso il presidente della Repubblica Pertini, che tenta di rincuorare personalmente il bimbo, incitandolo a resistere.
                                  La situazione peggiora di ora in ora e ogni tentativo di salvataggio si spegne. Il fango all'interno del cunicolo, il terreno duro da penetrare, la confusione, l'impreparazione, la sfortuna, la fretta, tutto contribuisce a decretare la sconfitta.
                                  La mattina del 13 giugno l'Italia si arrende al fallimento: dopo 60 ore di agonia, l'annuncio è del conduttore del Tg1 Massimo Valentini. In lacrime il giornalista comunica che il corpo di Alfredino è scivolato giù, sprofondando per altri 26 metri in fondo a quel pozzo.
                                  'Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte. […] È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi'".

                                  30 Punti
                                  Mi Piace

                                  Lascia un commento

                                    #18

                                    "Gerardo Ferrara era un insegnante di educazione fisica di Sapri, ma aveva una particolarità: era incredibilmente somigliante a Massimo Troisi!
                                    A partire dall'autunno del 1993, Troisi era decisamente debilitato dalla malattia, ma aveva comunque deciso di posticipare l'operazione di trapianto cardiaco che avrebbe potuto salvargli la vita per poter girare Il postino, il film che diventerà la sua più bella e pura eredità artistica.
                                    Fu quindi contattato Gerardo con la richiesta di sostituire nelle scene più pesanti un Massimo sempre più stanco e affaticato.
                                    E' Gerardo che pedala sotto il sole di Procida o di Salina, si ferma ad ammirare il tramonto in cima alla collina, sempre con la bici al suo fianco.
                                    Fu proprio a Salina che la moglie di Gerardo lo raggiunse per annunciargli di essere incinta. Massimo fu entusiasta quanto Gerardo e non faceva che chiedere di quel bambino che doveva ancora venire al mondo.
                                    L’ultimo ciak fu il 3 giugno 1994. Massimo si congedò: 'Vi amo tutti, non dimenticatevi di me'. Il giorno dopo, il cuore di Massimo cedette e l'attore morì nel sonno a soli 41 anni.
                                    A Gerardo che era nel frattempo diventato un caro amico, lasciò una dedica speciale: 'A Gerardo, per la pazienza e l’abnegazione con le quali ha reso più piacevole e meno faticoso il mio lavoro'.
                                    Gerardo e la moglie, appresa la notizia della morte di Troisi, diedero al loro bambino, nato sotto la stella di quell'ultimo film, il nome di Massimo".

                                    29 Punti
                                    Mi Piace

                                    Lascia un commento

                                      #19

                                      "26 novembre 1922. Howard Carter entra per la prima volta nella tomba del faraone Tutankhamon dopo 3.000 anni.
                                      'Vedo cose meravigliose'. Queste furono le parole dell'archeologo Howard Carter quando vide per la prima volta l'interno della tomba. Dopo anni di ricerca e di duro lavoro, la sua fatica fu ricompensata con la scoperta più sensazionale della egittologia e una delle più rilevanti e suggestive dell'archeologia mondiale.
                                      L'importanza della scoperta risiede, prima di tutto, nel fatto che si tratta di una delle poche sepolture dell'antico Egitto pervenutaci quasi intatta, l'unica di un sovrano e, conseguentemente, tra tutte quelle note, la più ricca.
                                      « Diedi l'ordine. Fra il profondo silenzio, la pesante lastra si sollevò. La luce brillò nel sarcofago. Ci sfuggì dalle labbra un grido di meraviglia, tanto splendida era la vista che si presentò ai nostri occhi: l'effige d'oro del giovane re fanciullo. » (Howard Carter, 1924)
                                      Nella foto, i sigilli intatti della tomba del faraone".

                                      29 Punti
                                      Mi Piace

                                      Lascia un commento

                                        #20

                                        "9 novembre 1989. Cade simbolicamente e fisicamente il Muro di Berlino che divideva in due la città dal 1961. Nella foto, una fila interminabile di macchine di persone che finalmente si spostano tra Berlino Est e Berlino Ovest".

                                        28 Punti
                                        Mi Piace

                                        Lascia un commento

                                          #21

                                          "1 gennaio 1930. Un famoso scatto di Lewis Hine ritrae un operaio senza particolari imbracature di sicurezza intento a lavorare alla costruzione del nuovissimo edificio destinato a diventare un simbolo della città di New York: l’Empire State Building.
                                          Una curiosità: per la costruzione di impiegarono circa 3400 operai, in maggioranza immigrati italiani e irlandesi, affiancati da una cospicua minoranza di nativi Mohawk assunti per il loro grande equilibrio anche a notevoli altezze.
                                          Il cantiere registrò il decesso di 6 operai in tutto".

                                          28 Punti
                                          Mi Piace

                                          Lascia un commento

                                            #22

                                            "Durante la seconda guerra mondiale si presentò il problema di proteggere le opere d’arte dai bombardamenti. Molti capolavori furono traslocati in luoghi sicuri, ma altrettanti vennero saccheggiati dai nazisti o distrutti dalle bombe.
                                            L’ultima cena di Leonardo ovviamente non poteva essere spostata per cui si cercò di rinforzarne la parete con sacchi di sabbia e impalcature di legno.
                                            Alla fine della guerra tuttavia, si scoprì che gli stessi sacchi che avrebbero dovuto fungere da protezione, avevano impedito all’opera, già molto fragile a causa della tecnica sperimentata da Leonardo, una corretta areazione.
                                            Inoltre erano marciti causando la scomparsa quasi completa della testa di Cristo.
                                            Solo nel 1998, dopo 20 anni di meticolosi restauri, il capolavoro è tornato completamente visibile".

                                            27 Punti
                                            Mi Piace

                                            Lascia un commento

                                              #23

                                              "Uno scatto dai colori così vividi e dalla semplicità delle figure che potrebbe figurare benissimo su un moderno blog di viaggio. Eppure questa foto è stata scattata, pensate, nel 1978 nella nostra bellissima Puglia.
                                              Il fotografo è Franco Fontana, da sempre attirato dal colore e dalle forme a cui si dedica ricreando scatti quasi astratti".

                                              27 Punti
                                              Mi Piace

                                              Lascia un commento

                                                #24

                                                "7 ottobre 1893. La foto segnaletica di François Bertillon, 23 mesi, colpevole di aver rubato tutte le pere da un cestino.
                                                Ovviamente la foto è uno scherzo fatto da Alphonse Bertillon, il padre del piccolo François, in quanto fu colui che standardizzò le foto segnaletiche".

                                                26 Punti
                                                Mi Piace

                                                Lascia un commento

                                                  #25

                                                  "Nel 1951 il Texas stava affrontando una gravissima siccità.
                                                  Quando finalmente l'acqua tornò a scendere dal cielo, nel giorno di Pasqua, il fotografo Harvey Belgin immortalò tutta l'emozione del contadino di San Antonio Sam J. Smith.
                                                  Tra gioia e commozione, Belgin catturò nella reazione del contadino, tutta la gioia e il sollievo di un paese intero, assetato da una siccità che durerà dal 1950 al 1957".

                                                  26 Punti
                                                  Mi Piace

                                                  Lascia un commento

                                                    #26

                                                    "9 ottobre 1963. Disastro del Vajont
                                                    Il 9 ottobre del 1963, alle 22.39, dal versante settentrionale del monte Toc a cui è appoggiato un fianco della diga si staccò un’enorme frana, che scivolò rapidamente nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont. La massa della frana era più grande dell’intero lago e quando ci precipitò dentro causò due onde gigantesche: una travolse le frazioni della valle del Vajont a est della diga, disperdendosi nel punto dove si allarga e risparmiando per pochissimo il paese di Erto; l’altra scavalcò la diga a ovest e si rovesciò sugli abitati nella valle del Piave con un percorso durato quattro minuti, poi salì sul versante opposto fino a perdere forza e rovesciarsi di nuovo all’indietro nella valle. Distrusse paesi e frazioni, soprattutto Longarone, e uccise quasi duemila persone.
                                                    La massa d’acqua cadde sulla valle dopo un salto di più di 260 metri, lasciando integra la diga. Aveva una tale massa e velocità che secondo alcuni studi recenti generò un onda d’urto forte come quella provocata da una piccola esplosione nucleare, e un vento fortissimo la precedette. Probabilmente molte case e persone vennero spazzate via ancora prima di essere toccate dall’acqua: quella sera in molti erano a casa e nei bar a guardare la partita di Coppa dei Campioni tra Glasgow Rangers e Real Madrid. Dei 1918 morti stimati, soltanto 1500 furono recuperati e soltanto 750 erano in condizioni tali da poter essere identificati".

                                                    26 Punti
                                                    Mi Piace

                                                    Lascia un commento

                                                      #27

                                                      "Alcuni bambini italiani immigrati a New York dormono abbracciati ad un gattino su di una scala antincendio.
                                                      La foto venne scattata nel 1938 da Weegee, pseudonimo del fotografo Arthur Fellig, a sua volta emigrato negli Stati Uniti.
                                                      Le foto di Weegee sono intense, e colgono spesso attimi di una vita degradata, ma sempre in maniera furtiva. Weegee amava avvicinarsi con la macchina fotografica in modo da cogliere la tensione esplosiva e spietata del momento. Affascinato dall’azione del flash, illuminava e appiattiva il soggetto diluendone i contorni in un intenso sfondo nero".

                                                      26 Punti
                                                      Mi Piace

                                                      Lascia un commento

                                                        #28

                                                        "Catherine Scorsese, la mamma del celebre regista Martin Scorsese, insieme a Robert De Niro.
                                                        La signora Scorsese era una presenza fissa sul set del figlio e spesso cucinava per tutto il cast".

                                                        25 Punti
                                                        Mi Piace

                                                        Lascia un commento

                                                          #29

                                                          "Noto soprattutto per i dipinti e le sculture, Edgar Degas si interessò anche di fotografia anche se solo a partire dal 1895. I suoi soggetti preferiti erano scene di strada, paesaggi e, naturalmente, le ballerine, la costante di tutta la sua produzione artistica. Questo è solo uno di una serie di scatti ritrovati solo dopo la morte dell'artista e ci mostra una grande sensibilità artistica anche nel campo della fotografia: la foto è infatti ottenuta grazie all'uso sapiente di una sola sorgente luminosa puntata sul soggetto e di un tempo di esposizione lungo. In questo modo, la ballerina sembra emergere dalle ombre e ne vengono enfatizzati i gesti e i movimenti".

                                                          24 Punti
                                                          Mi Piace

                                                          Lascia un commento

                                                            #30

                                                            "E' il 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci e a pochi chilometri da Palermo. Il magistrato antimafia Giovanni Falcone sta rientrando a casa insieme alla moglie, la magistrata Francesca Morvillo, e ai suoi agenti di scorta.
                                                            Il gruppo è composto da una Croma marrone con Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo poi la Croma bianca guidata da Falcone, e in coda una Croma azzurra con Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.
                                                            Mentre le tre macchine procedono spedite in direzione Palermo, Giovanni Brusca, in osservazione sulle colline, aziona il telecomando che provoca immediatamente l'esplosione di 400 kg di tritolo sistemati sotto l'autostrada.
                                                            La prima auto, la Croma marrone, viene investita in pieno dall'esplosione e sbalzata dal manto stradale, uccidendo sul colpo gli agenti all’interno; la seconda auto, la Croma bianca guidata da Falcone, si schianta invece contro il muro di cemento, proiettando violentemente i suoi occupanti, che non indossano le cinture di sicurezza, contro il parabrezza; rimangono feriti gli agenti della terza auto, che infine resiste.
                                                            Si salvano miracolosamente anche un'altra ventina di persone che al momento dell'attentato si trovano a transitare sul luogo dell'eccidio.
                                                            La detonazione ha provocato un'esplosione gigantesca e una voragine enorme sulla strada. In un clima irreale e di iniziale disorientamento, altri automobilisti e abitanti dalle villette vicine iniziano a prestare i primi soccorsi tra le macerie della strada sventrata.
                                                            Venti minuti dopo circa, Giovanni Falcone viene trasportato sotto stretta scorta di un corteo di vetture e di un elicottero dell'Arma dei Carabinieri presso l'ospedale Civico di Palermo.
                                                            Intanto i media cominciano a diffondere la notizia di un attentato a Palermo. L'Italia intera, sgomenta, trattiene il fiato per la sorte delle vittime con tensione sempre più viva e contrastante, sinché alle 19:05, a un'ora e sette minuti dall'attentato, Giovanni Falcone muore dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione, a causa della gravità del trauma cranico e delle lesioni interne. Francesca Morvillo morirà anch'essa, intorno alle 22".

                                                            24 Punti
                                                            Mi Piace

                                                            Lascia un commento

                                                              #31

                                                              "Nel 1982, Donna Ferrato iniziò un reportage che le diede modo di approfondire la vita di Garth e Lisa, all'epoca marito e moglie.
                                                              La costante vicinanza della fotografa alla coppia, la portò presto a scoprire di come Garth picchiasse quotidianamente la sua compagna, spesso anche di fronte alla stessa Ferrato, come in questo scatto: alle rimostranze di Donna, l'uomo la spinse a terra e fornì la sua spiegazione all'accaduto: 'Non ho intenzione di farle del male, è mia moglie. So qual è la mia forza, ma devo insegnarle'.
                                                              Constatato quanto fossero inutili i suoi tentativi di fermarlo, Donna iniziò la sua personale lotta alla violenza contro le donne con l'unica arma a sua disposizione: la macchina fotografica.
                                                              Per 30 anni documentò episodi di violenza in tutti gli Stati Uniti, ma negli ultimi sette ha smesso di fotografare le violenze, concentrandosi invece sulle donne che sono state capaci di abbandonare il loro aggressore: 'Ero così sconvolta dal fatto che molte giovani donne sopportassero gli abusi giustificando i loro compagni. Volevo mostrare alla gente un'immagine diversa: un'immagine di quanto la vita di queste donne fosse migliorata da quando non erano più piegate dagli abusi, ma, allo stesso tempo, volevo che fosse riconosciuto il coraggio che era servito loro per allontanarsi da quella vita violenta'.

                                                              24 Punti
                                                              Mi Piace

                                                              Lascia un commento

                                                                #32

                                                                "'Qui è morta la speranza dei palermitani onesti'.
                                                                3 settembre 1982. Muore a Palermo a seguito di un agguato mafioso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
                                                                Il giorno dei funerali, una grande folla protestò contro le presenze politiche, accusandole di aver lasciato solo il generale. Vi furono attimi di tensione tra la folla e le autorità, sottoposte a lanci di monetine e insulti al limite dell'aggressione fisica.
                                                                La figlia Rita pretese che fossero immediatamente tolte di mezzo le corone di fiori inviate dalla Regione Siciliana e volle che sul feretro del padre fossero deposti il tricolore, la sciabola e il berretto della sua divisa da Generale con le relative insegne".

                                                                24 Punti
                                                                Mi Piace

                                                                Lascia un commento

                                                                  #33

                                                                  "Bari, 8 agosto 1991. Dopo circa 9 mesi dalla caduta del regime comunista in Albania, la nave mercantile Vlora, con a bordo circa 20.000 cittadini albanesi poveri e disperati, attraccava al porto di Bari, con la speranza di una nuova vita in quella che appariva come la terra promessa italiana.
                                                                  Gli italiani incontrarono così per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale questo popolo così vicino geograficamente, ma anche così lontano storicamente e culturalmente che fuggiva da un paese a pezzi, dopo un lungo periodo di dittatura e isolamento.
                                                                  Appena attraccati, in molti si gettarono direttamente in mare. Altri baciarono la terra gridando in italiano: 'Libertà! siamo liberi!'”.

                                                                  24 Punti
                                                                  Mi Piace

                                                                  Lascia un commento

                                                                    #34

                                                                    "E' il 21 maggio 1972. Sono circa le 11:30 quando László Tóth, un geologo australiano di origini ungheresi di 34 anni, entra nella Basilica di San Pietro. L'uomo si comporta come un normale visitatore finché, all'improvviso, scavalca la balaustra che separa la folla di visitatori dalla Pietà di Michelangelo.
                                                                    Con una mazzuola pesante circa 5 chili, colpisce dapprima il capo della Madonna e poi, più volte, il volto e le braccia, lasciando però integra la figura del Cristo.
                                                                    L'inspiegabile violenza si accompagna da grida in lingua italiana: «Cristo è risorto! Io sono il Cristo!».
                                                                    I vigilanti riescono a fermarlo e lo allontanano rapidamente dalla folla che, sconvolta, intende percuoterlo.
                                                                    Nonostante l'atto, László non viene incriminato, ma internato in manicomio per due anni (altre fonti dicono un anno, e altre ancora non parlano di un periodo in manicomio) e successivamente rimpatriato in Australia.
                                                                    La Pietà ha però subito dei danni molto seri, soprattutto sulla Vergine: i colpi di martello hanno staccato una cinquantina di frammenti, spaccando il braccio sinistro e frantumando il gomito, mentre il naso è stato quasi distrutto, come anche le palpebre. Il restauro viene avviato quasi subito, riutilizzando per quanto possibile i frammenti originali, oltre che un impasto a base di colla e polvere di marmo.
                                                                    Fortunatamente l'opera è stata ripristinata quasi alla perfezione, ma da allora la vediamo protetta da uno speciale vetro antiproiettile".

                                                                    23 Punti
                                                                    Mi Piace

                                                                    Lascia un commento

                                                                      #35

                                                                      "'Questo cd-rom può contenere più informazioni di tutta questa carta sotto di me'
                                                                      Bill Gates 1994.
                                                                      Foto di Louie Psihoyos".

                                                                      22 Punti
                                                                      Mi Piace

                                                                      Lascia un commento

                                                                        #36

                                                                        "Per prepararsi al meglio per il suo ruolo in Taxi Driver, Robert De Niro prese davvero la licenza da tassista e svolse il lavoro per alcune settimane per 12 ore al giorno. Nonostante le molte ore di lavoro, venne riconosciuto una sola volta".

                                                                        22 Punti
                                                                        Mi Piace

                                                                        Lascia un commento

                                                                          #37

                                                                          "4 Luglio 2006. Dortmund, Westfalenstadion, semifinale dei Mondiali di calcio. Fabio Grosso ha appena segnato, quasi allo scadere del secondo tempo supplementare, il gol che decide la sfida Germania-Italia. Tutti vanno a rincorrere il giocatore abruzzese per festeggiarlo. Marco Materazzi è stanco dopo circa 120 minuti di partita durissima. È troppo lontano dai suoi compagni per andare ad esultare con loro. La persona più vicina a lui è l'arbitro messicano Archundia e così, il giocatore si inginocchia e lo abbraccia. Archundia cerca inutilmente di toglierselo di dosso e il momento viene immortalato dai fotografi presenti. L'Italia segnerà un minuto dopo il gol della definitiva vittoria, con Del Piero, volando in finale. Sappiamo tutti come andò a finire. Successivamente Cannavaro, capitano della nazionale, ammetterà: 'il momento più bello di quei mondiali non è stato il gol di Grosso ai supplementari, battere i tedeschi in casa loro, il rigore decisivo contro la Francia o alzare la coppa. No, tutt'altro. Il momento più bello ed emozionante è stato Materazzi che abbraccia l'arbitro dopo la rete di Grosso contro la Germania'".

                                                                          22 Punti
                                                                          Mi Piace

                                                                          Lascia un commento

                                                                            #38

                                                                            "Durante le riprese di "Tempo d'Estate" (Summertime in originale) a Venezia, Katharine Hepburn dovette girare una scena dove cadeva in un canale in Campo San Barnaba.
                                                                            Nonostante i numerosi avvertimenti riguardo l’inquinamento delle acque dei canali, l'attrice volle comunque girare la scena. Vennero prese alcune precauzioni come una generosa dose di disinfettante versato nel canale e uno strato di vaselina spalmata sul corpo dell’attrice a proteggerne la pelle.
                                                                            Il tutto richiese 3 ciak, ma, come conseguenza, non sappiamo se del tuffo o del disinfettante, Katharine si ritrovò con un’infezione agli occhi che l'accompagnò per tutta la vita".

                                                                            21 Punti
                                                                            Mi Piace

                                                                            Lascia un commento

                                                                              #39

                                                                              "Uno degli scatti più celebri di quel 22 novembre 1963 è quello di Cecil W. Stoughton, che ritrae il vice presidente Lyndon B. Johnson intento a compiere il suo giuramento come 36° Presidente degli Stati Uniti d'America. L'ufficio è insolito, in quanto si tratta dell'aereo presidenziale, impegnato a riaccompagnare la salma di Kennedy a Washington.
                                                                              Al suo fianco, Jacqueline Kennedy, dall'aria sconvolta, ma risoluta, ancora vestita con il tailleur rosa macchiato del sangue del marito appena assassinato".

                                                                              21 Punti
                                                                              Mi Piace

                                                                              Lascia un commento

                                                                                #40

                                                                                "Era un viaggio di sola andata, ed era previsto così fin da quando la missione era stata concepita dai sovietici, perché a quel tempo non c'era ancora modo di far tornare un essere vivente sano e salvo dallo Spazio.
                                                                                Ma la guerra fredda aveva imposto una corsa alle stelle in cui si doveva necessariamente essere i primi a portare qualcuno lassù, anche a costo di sacrificare delle vite.
                                                                                Come primo essere vivente nello Spazio, venne scelta una cagnolina randagia, raccolta per le strade di Mosca. Si scelse una femmina, per guadagnare spazio, e molto fotogenica, per la propaganda. Il suo vero nome che era Kudrjavka, "ricciolina" in russo, venne frainteso da un giornalista e cambiato nel più semplice Laika, 'Piccolo abbaiatore'.
                                                                                Lo Sputnik 2 che conteneva la cagnetta, venne lanciato il 3 novembre 1957 e avrebbe dovuto roteare intorno alla Terra per circa 8 giorni. Laika sopravvisse solo poche ore per poi cedere alla mancanza di ossigeno e allo sbalzo termico.
                                                                                Dopo di lei, altri due cani, un coniglio, decine di topi, mosche e vegetali vennero lanciati nello spazio per poi tornare ancora in vita dopo una giornata in orbita.
                                                                                Queste imprese convinsero le autorità sovietiche che, seppure estremamente rischiosa, si poteva concretizzare la missione di un uomo nello Spazio, e nell'aprile del 1961 venne il turno di Jurij Gagarin".

                                                                                20 Punti
                                                                                Mi Piace

                                                                                Lascia un commento

                                                                                  #41

                                                                                  "Il 1911 è l'anno in cui avvenne il primo furto di un quadro da un museo nella storia.
                                                                                  La tela interessata non è una qualsiasi ma la 'Monna Lisa' (o 'Gioconda') di Leonardo da Vinci.
                                                                                  Il 21 agosto 1911, giorno di chiusura del Louvre, Vincenzo Peruggia, dipendente presso il Louvre stesso, e per tanto ben conscio dei sistemi di sicurezza, entrò liberamente nel museo e senza essere notato, staccò la Gioconda dal muro, l'avvolse nella sua giacca e uscì indisturbato. Peruggia tornò a casa in autobus sempre nell'indifferenza generale.
                                                                                  Il ladro la tenne per circa due anni durante i quali furono interrogati moltissimi personaggi importanti dell'epoca (persino Pablo Picasso fu indagato e poi assolto). Anche Peruggia venne interrogato e la sua modesta stanza fu sottoposta ad un'ispezione che ebbe esito negativo poiché la Gioconda era nascosta in un apposito spazio ricavato sotto l'unico tavolo.
                                                                                  Dopo circa 28 mesi, tentò di rivenderla in Italia ritenendola di proprietà della Nazione. Le autorità, attraverso la testimonianza di uno dei possibili compratori, vennero a conoscenza del misfatto e arrestarono Peruggia recuperando così il quadro. Nella foto vediamo lo spazio vuoto lasciato nel Louvre nei giorni seguenti il furto della Gioconda".

                                                                                  20 Punti
                                                                                  Mi Piace

                                                                                  Lascia un commento

                                                                                    #42

                                                                                    "Uno degli scatti più celebri di Elliott Erwitt.
                                                                                    I soggetti ritratti sono un uomo e una donna, in riva al mare a Santa Monica, in California.
                                                                                    Lei sorride e si appoggia al petto di lui, in un delicato e affettuoso gesto di complicità.
                                                                                    La foto è del 1955 e, come dice Erwitt, venne scattata di nascosto il che la rende del tutto spontanea".

                                                                                    20 Punti
                                                                                    Mi Piace

                                                                                    Lascia un commento

                                                                                      #43

                                                                                      "Il 7 agosto 1974 il funambolo francese Philippe Petit compì la sua impresa più famosa e spettacolare: attraversare gli oltre 60 metri che dividevano le Torri Gemelle di New York camminando su un cavo sospeso a più di 400 metri di altezza.
                                                                                      Petit aveva iniziato a pensare a questa attraversata a diciassette anni nella sala d’attesa di un dentista, quando vide su una rivista il progetto di costruzione delle torri.
                                                                                      Alla fine del 1973, Petit si recò a New York e iniziò a preparare l’impresa in ogni dettaglio, con uno speciale allenamento, sopralluoghi, attrezzature e cavi appositi, servendosi di falsi documenti e travestimenti per ingannare le guardie.
                                                                                      Alle 7.15 del mattino del 7 agosto 1974 infine, Petit salì sul tetto di una delle torri e fece avanti e indietro per otto volte sul cavo di acciaio, vestito di nero e con un’asta per tenersi in equilibrio: camminò, si sdraiò sul filo, si inginocchiò e salutò gli spettatori-osservatori che nel frattempo avevano preso a osservarlo e applaudirlo.
                                                                                      Una volta sceso, venne arrestato dalla polizia, ma visto il successo e la copertura mediatica dell’impresa, il procuratore distrettuale di New York fece cadere tutte le accuse, condannandolo semplicemente ad esibirsi per i bambini a Central Park".

                                                                                      20 Punti
                                                                                      Mi Piace

                                                                                      Lascia un commento

                                                                                        #44

                                                                                        "Questa magnifica fotografia, scattata a Roma nel 1959, ritrae una ventunenne Claudia Cardinale ed è stata scelta come copertina per il manifesto del 70esimo festival di Cannes, tenutosi nel 2017.
                                                                                        Sicuramente il soggetto travalica quella che è la semplice bellezza estetica e, con un'improvvisata danza che ha come palcoscenico un tetto, contrappone la straordinaria leggerezza della gioventù all'immortalità​ della Città Eterna.
                                                                                        L'attrice ha spiegato che la vista di questo scatto le ricorda da dove è partita, quando a piedi nudi e con i capelli scompigliati a incorniciare il suo sorriso non sapeva ancora che sarebbe salita su palcoscenici ben più grandi dei tetti di Roma".

                                                                                        19 Punti
                                                                                        Mi Piace

                                                                                        Lascia un commento

                                                                                          #45

                                                                                          "La grande depressione in America immortalata attraverso queste calze logore. Foto di Dorothea Lange.
                                                                                          Forse non tutti sanno che le calze da donna erano un lusso che non tutte potevano permettersi in tempi difficili come la guerra o la crisi. In questa situazione di disagio, le donne si ingegnarono come poterono disegnando ad esempio la riga delle calze sulla pelle delle gambe con una matita morbida per occhi o dando alla carnagione la tonalità ambrata delle calze sfregando sulle gambe delle bustine di tè".

                                                                                          18 Punti
                                                                                          Mi Piace

                                                                                          Lascia un commento

                                                                                            #46

                                                                                            foto storiche pagina Instagram Fotografie Della Storia

                                                                                            "Vi ricorda qualcosa questa foto? Forse perché è stata omaggiata da Martin Scorsese nel suo film Hugo Cabret. Ma cosa rappresenta esattamente?
                                                                                            Il 22 ottobre 1895 presso la stazione Montparnasse di Parigi si verificò uno degli incidenti ferroviari più spettacolari nella storia delle ferrovie francesi. Una locomotiva non si fermò alla fine del binario e precipitò fuori dalla stazione. Le fotografie dell’incidente fecero il giro del mondo e l’immagine della locomotiva a vapore appesa dal primo piano della stazione di Montparnasse è ancora oggi molto conosciuta.
                                                                                            Il treno era in ritardo e per questo motivo il macchinista aveva deciso di far andare il treno più veloce – e più a lungo – nel tentativo di recuperare qualche minuto. Nonostante i tentativi di frenare per tempo la corsa, il treno entrò in stazione a velocità sostenuta e andò a sbattere violentemente contro i respingenti posti alla fine del binario proseguendo poi oltre i binari e sfondando la facciata della stazione. Fortunatamente tutti i vagoni passeggeri rimasero all’interno della stazione riducendo notevolmente le conseguenze dell’incidente per le persone. L'unica vittima dell'incidente fu una signora colpita da un calcinaccio precipitato a causa dell'incidente.
                                                                                            La foto venne scattata da George Levy".

                                                                                            18 Punti
                                                                                            Mi Piace

                                                                                            Lascia un commento

                                                                                              #47

                                                                                              "Tim Burton mostra all'obbiettivo fotografico il suo costume di Halloween fatto a mano da sua madre nel 1967".

                                                                                              18 Punti
                                                                                              Mi Piace

                                                                                              Lascia un commento

                                                                                                #48

                                                                                                "Settembre 1939, all'avvio della seconda guerra mondiale, il Louvre viene evacuato delle sue opere d'arte.
                                                                                                Più di 3.600 dipinti, insieme a sculture (tra cui la Nike di Samotracia ritratta in foto) e vari altri oggetti d'arte vengono imballati in centinaia di casse e spediti in case sicure della campagna francese.
                                                                                                In 37 convogli, insieme ai parigini che fuggono dalla guerra, viene nascosto e protetto questo patrimonio dell'umanità.
                                                                                                I nazisti d'altra parte non vogliono chiudere il museo e, su insistenza delle autorità tedesche occupanti, il Louvre fu riaperto al pubblico nel settembre del 1940 seppur con diverse sale e pareti completamente spoglie".

                                                                                                18 Punti
                                                                                                Mi Piace

                                                                                                Lascia un commento

                                                                                                  #49

                                                                                                  "Un'immagine davvero suggestiva scattata da Albert Winkler l'11 agosto 1957, nasconde una storia dolorosa.
                                                                                                  Si tratta del momento del salvataggio dell'alpinista Claudio Corti, unico sopravvissuto al dramma dell'Eiger.
                                                                                                  Corti e Stefano Longhi, iniziano la loro salita il 3 agosto 1957, incrociandosi con i tedeschi Günther Nothdurft e Franz Mayer con i quali decidono di unire le forze.
                                                                                                  Il 9 agosto Longhi è vittima di una caduta e rimane ferito, restando indietro in attesa di aiuto. Poco dopo, anche Corti viene lasciato indietro perché colpito da alcuni massi in caduta. I due tedeschi proseguono, ma muoiono nella discesa.
                                                                                                  L'11 agosto avviene lo spettacolare tentativo di salvataggio: Lionell Terray, secondo salitore della Nord dell’Eiger, viene calato dalla cima per raggiungere Corti. L'alpinista riesce a posizionare l'italiano sulla sua schiena e a risalire, mettendo in salvo il ferito.
                                                                                                  Non si riesce purtroppo a fare lo stesso con Longhi, che perde la vita".

                                                                                                  17 Punti
                                                                                                  Mi Piace

                                                                                                  Lascia un commento

                                                                                                    #50

                                                                                                    "Uno tra i baci più scandalosi dei tempi recenti quello tra una suora e un prete immaginato da Oliviero Toscani nel 1991 per una delle campagne pubblicitarie di Benetton. Censurato in Italia, per via delle pressioni del Vaticano, e in Francia, lo scatto del fotografo italiano, basato sul contrasto bianco-nero, mostra un gesto d'affetto che sarebbe normalissimo se non avvenisse, però, tra due persone che hanno scelto di votarsi alla castità".

                                                                                                    16 Punti
                                                                                                    Mi Piace

                                                                                                    Lascia un commento

                                                                                                      Se ti piacciono i nostri articoli, segui Keblog su Google News!

                                                                                                      What do you think?

                                                                                                      47 Punti
                                                                                                      Mi Piace

                                                                                                      Tocca a te, lascia un commento!

                                                                                                      Lascia un commento